IRIS
Opera in Tre Atti di Luigi Illica
Musica di Pietro Mascagni
PERSONAGGI:
Iris
Osaka
Kyoto
Il Cieco
ATTO PRIMO
Addio cielo fatto di onde piene di raggi di luna e di misteri!
La Notte abbandona il cielo;
il suo lavoro vivificatore è finito;
uomini e cose hanno riposato e sognato;
essa cede il governo della vita al Giorno.
Come in un gran velario di nebbie,
tutto inonda una tinta diafana e indecisa;
è la incertezza del primo raggio, ma gradatamente poi, ecco,
i primi albori che si diffondono
rispecchiandosi in scintille adamantine
entro a le rugiade sui fiori, sulle erbe!
Nel piccolo giardino di Iris, i fiori, come curiosi bimbi,
levano i visi dalle chiomate corolle e guardano ad oriente.
La casetta di Iris è ancora chiusa dentro alle sue stuoie colorate
e ai suoi battenti di quercia.
Il villaggio, dietro quella grigia macchia di alti, pallidi bambou,
eleva ancora indecisi nella penombra i suoi bizzarri tetti;
e il ruscello che lo divide dalla piccola casa di Iris
mormora la sua cadenza senza scopo,
mesta o gaia secondo che la luce,
che scende e vi penetra,
effonde nelle sue acque il riso o la lagrima de cielo.
E l'aria si riempie di fulgori!
E l'aria passa tra rami e fronde, tra fiori ed erbe,
tra piante e case, e palpita!
O Luce, anima del Mondo!
Leggiere brume erranti fuggono ai venti;
e al di là , lontano, lontano,
nelle immensità profonde dell'azzurro,
immobili come un gran mare calmo,
già balenano rapidi splendori, echi di luce,
vibrazioni misteriose d'altri infiniti mondi esultanti alla vita!
Or discendono i raggi; pallidi prima, poi rosei, caldi, vivi... è il Giorno!
L'aurora trionfa, le cose si disegnano rapide!
Ecco la scena: La allegra casetta di Iris;
il suo giardino colla piccola siepe di biancospine in fiore;
nettamente ora spiccano i pallidi
e sottili bambou nel risalto del villaggio;
il ruscello canta gaio ed azzurro il ritornello
che gli viene dalla canzone serena ed azzurra del cielo;
e laggiù, là , nell'estremo fondo, il Fousiyama,
alto come la brama degli umani anelanti alla gran pace del silenzio!
Il Fousiyama!
Ultimo appare egli, fantastica visione; ma sull'alta sua cervice,
immacolata per eternità di neve, reca esso pel primo,
alla valle dove vive Iris, il riflesso del primo raggio del Sole.
LA NOTTE
I PRIMI ALBORI
I FIORI
L'AURORA
Il Sole (coro invisibile)
Son Io! Son Io la Vita!
Son la Beltà infinita,
La Luce ed il Calor.
Amate, o Cose! dico:
Sono il Dio novo e antico,
Son l'Amor!
Amate!
Per me gli augeli han canti,
I fior profumi e incanti,
Profumi i fior,
L'albe il color di rose,
E palpiti le cose.
Per me han profumi
E incanti i fior.
IL SOLE APPARE
Dei Mondi Io la Cagione;
Dei Cieli Io la Ragione!
Uguale Io scendo ai Re,
Sì come a te, mousmè! ecc.
Pietà è l'essenza mia,
Eterna Poesia, Amor!
IL GIORNO SPUNTA
Calore, Luce, Amor! Amor!
Iris
(sul limitare della casa)
Ho fatto un triste sogno pauroso,
Un sogno tutto pieno di draghi, mostri,
Volanti chimere
E di striscianti cólubri.
(Scende lentamente nel piccolo giardino.)
S'era malata la mia amica bambola,
Ond'io, tutta piangente,
L'avea posta in giardino a riposare
Entro un cespo di rose.
Intorno a lei tacea
Tutto il giardino;
Non più canti di gigli,
Canzoni di gardenie e porporine
Nè voli di libellule;
Avevo detto ai fior:
"Tacete, o fiori!
Malata è la mia bambola!"
Quand'ecco in ciel
Vol di bianche cicogne
Fuggire spaventate! Guardo!
Pieno è il giardin di mostri orribili
Che la mia bimba insidiano!
Acorro a sua difesa!
Prego! Lagrimo!
"Lasciatemi l'amica!"
Ma una fenice spiega in ruote
E in giri fantastici la coda
Che come serpe avvinghia la piccina,
Allarga l'ali... e fugge!
(alzando le braccia verso il cielo)
Ma, Sol,
Tu vieni ed il sogno è bugìa...
Guarita è la piccina, la piccina!
(Corre entro la casa, vi prende una bambola,
poi rapidamente tornando sul limitare della casa,
alza verso il sole la sua bambola,
e con grazia le agita le manine, a guisa di saluto.)
Vieni e saluta il Sole!
Il Cieco
(dall'interno)
Con chi parli?
Iris
(volgendosi verso l'interno)
O padre mio, col Sole!
(Depone la bambola su un vaso di fiori ed entra nella casa.)
(Già da tempo Osaka e Kyoto si sono veduti spiare il luogo,
nascosti dietro il gruppo di bambou.
Cautamente si sono avanzati lungo la siepe,
finchè Osaka ha scorto Iris nel momento in cui essa entra nella casa.
Osaka la indica a Kyoto.)
Osaka
È lei! è lei!
Kyoto
È la figlia del cieco.
Osaka
La voglio!
Kyoto
Tu l'avrai!
Osaka
Non farle male!
Kyoto
Non sciupo la mia merce!
Osaka
Che se! Bada!
Kyoto
Son noto al Yoshiwara!
Non temere!
Osaka
Sta ben!
Kyoto
Soltanto: ho d'uopo di tua voce
Alla trama ch'io medito sottile,
Pieghevol come salce è la tua voce.
Osaka
È ver; ho voce acuta;
Imita il suono,
Il bisbigliar d'augelli,
Il chiacchierare d'irrequiete fanciulle.
La mia voce vibra nell'aria,
Desta gli echi ai monti
E vola alta nel ciel
Come cicogna o falco.
Kyoto
Essa m'occorre!
Osaka
E la fanciulla?
Kyoto
Supponi ch'essa già sia cosa tua.
Andiamo a prepararci un viso!
Osaka
Andiamo!
Kyoto
Prudenza vuol così!
Ignoti e cáuti!
Osaka
Cáuti? Ignoti?
Kyoto
Sì!
Osaka
Già mi diverto e godo già !
(S'avviano verso il fondo della scena.)
Osaka e Kyoto
La vita è così bella.
(Passano il ponte e scompaiono.)
(Suo limitare della casa appare il Cieco,
che la figlia Iris guida amorosamente: scendono nel giardino.)
Il Cieco
Voglio posare ove è più caldo il sole!
Iris
(Fa sedere il padre su di un piccolo sgabello.)
Qui, padre.
Il Cieco
Sì... Oh, il buon raggio!
M'avviva!
Or dammi il mio rosario.
Vuò pregare!
Iris
(porgendo al padre il rosario)
Ecco il rosario!
Il Cieco
E tu hai pregato?
Iris
Sì! Inaffierò i miei fiori, intanto.
(Iris si aggira pel piccolo giardino, inaffiando i fiori;
ammirandone alcuno, coglie un crisantemo e se lo pone fra i capelli.)
Il Cieco
Io prego.
(Il cieco prega silenziosamente, immobile,
movendo sola le dita per fare scorrere le grana del rosario.)
(Dal villagio si avanza un gruppo di mousmè;
portano a braccio, o sul capo, delle ceste di giunchi.
Sono giovani lavandaje che vengono a lavare nel ruscello
bianchi lini e variotinte mussoline.)
Le mousmè
(avviandosi al ruscello)
Al rio! Al rio!
È il plenilunio!
Al rio!
(Si dispongono in vari e pittoreschi gruppi
per cominciare il lavoro.)
L'acqua è limpida e tiepida!
Sciuga il bucato al sole
E la lavanda è in fiore;
È il plenilunio!
Fra loti ed iridi,
Felci e ninfee
E nenufari gelsominee
Scorre la rapida onda fuggente;
Carezza il piè delle mousmè,
Viene il suo bacio dalla sorgente!
Bacio di rio, bacio di Dio!
(torcendo i lini)
Contorci e attorta!
Acqua corrente
Da lungi porta cento profumi;
L'odor del muschio colto dall'onde
Fra zolle e dumi di cento sponde!
(Le mousmè scendono nel ruscello a lavare.)
Iris
(occupandosi dei fiori del suo piccolo giardino)
In pure stille, gaie scintille
Scende la vita!
L'acqua s'effonde per vie profonde.
Bevi la vita,
Alga cerulea!
Tu, margherita, leva il candore
Della tua chioma!
O cilestrino fiore di mey,
Neve odorante, tu, gelsomino;
E tu, olezzante fiore di amoma!
La varia chioma leva, o coriando,
Fiore di monte!
Il Cieco
Tu mi hai tolto la vista
Ma io vedo la Tua Grandezza;
La tua Grandezza io la sento;
Essa parla all'anima mia!
La bellezza della Vita creata da Te
Mi penetra col Sole
Nella mia vecchia persona!
Tu sei Grande e Buono!
La Vita è pur tuttavia
Sempre un cammino faticoso,
Ma è aggradevole se io
Penso che conduce a Nirvana!
(Le mousmè si raggrupano di nuovo sulla riva.)
Le mousmè
...Fra zolle e dumi
Di cento sponde.
Il Cieco
Io cammino anelando all mèta!
Iris
In pure stille,
Vive scintille
L'acqua penetra
Fra pietra e pietra
E all'appassita radice ascosa
Dona la forza, dona la vita!
Il Cieco
Tu mi hai tolto la vista,
Ma mi hai dato quella
Degli occhi d'Iris;
Mi hai dato un Genio
Buono e gentile;
Non son solo!
Io dico la Tua Grandezza!
Le mousmè
(torcendo ancora i lini)
Contorci...
Iris
Ristora!
Le mousmè
...e attorta!
Iris
Irrora!
Le mousmè
Ha raggi il sole;
Ha timi il prato,
Il lino candido
Biancheggia ed ole.
Iris
Thea odorosa, fiore divino,
Gardenia, rosa, vita bevete!
Bevete, fiore, mente, verbene,
E olezzi é balsami pel mio giardino,
Fiore, espandete! O fior!
Le mousmè
Ha raggi il sol!
(Suoni lontani di striduli sà misen, di gongs e di tamburelli;
Iris e le mousmè guardano con sorpresa
verso la strada che conduce al ponte.)
Iris
Giù per la via ne viene un gaio suono!
Le mousmè
(ascoltando ansiose)
Son sà misen, tamburi e risonanti
Cymbali e gongs!
Il Cieco
(ad Iris)
Lontano?
Iris
S'avvicina!
Il Cieco
Iris, chi son? Le vedi?
Guarda!
Iris
(Si avvicina alla siepe, guardando verso il fondo.)
Guardo!
Le mousmè
Son commedianti!
Sono guèchas!
Vengono!
Iris
Oh, padre...
Il Cieco
Di'!
Iris
È il Teatro dei Pupi!
Il Cieco
Stammi presso, fanciulla!
Iris
Sto alla siepe!
Il Cieco
Sono vagabondi!
Iris
Obbedirò!
(Torna presso il padre e lo rassicura.)
Le mousmè
Ritardiamo il ritorno?
(Osaka e Kyoto, entrambi camuffati da istrioni girovaghi,
sbucano dal fondo con un codazzo di suonatori,
guèchas e samouraïs, al suono di sà misen, gongs, tamburelli:
le mousmè corrono incontro curiose, e battono festosamente le mani
nel vedere che si tratta d'una rappresentazione di Pupi;
Osaka e Kyoto scendono dal ponte, seguiti dalla loro compagnia;
le mousmè curiose, fanno cerchio;
mentre ad un cenno di Kyoto
alcuni degli istrioni piantano il Teatro dei Pupi.)
Rimaniamo!
Col bucato più tardi torneremo!
Ecco le guèchas!
Tutte a veli...
È numerosa assai la compagnia!
Veh! quattro guèchas!
Sono due gli attori!
Son quattro i suonatori!
Eccoli! Vengono!
Eccoli! Vengono!
Iris
(Attratta dalla curiosità , si pone ad osservare dietro la siepe.)
(Dietro alle biancospine mi metto!)
Kyoto
(rivolto alle mousmè pur tenendo d'occhio Iris
che si è avvicinata alla siepe del suo giardino,
guardando ansiosamente)
Io son Danjuro
Il padre dei Fantocci
Che nelle mie commedie
Faccio sposi alle gentili bambole!
(rivolto ai suonatori)
Olà , musica!
Mousmè, tenete pupe da marito?
Le mousmè
Sì che ne abbiamo;
E sono buone e belle!
Iris
(Come la mia, no...
Non ve n'ha; sto certa!)
Le mousmè
È un Teatro di lusso!
Il Cieco
(chiamando)
Iris!
Iris
(al padre)
Sto qua!
Kyoto
Ora daremo rappresentazione!
Udrete i Pupi miei dir tante cose...
Tutte maravigliose e dotte assai!
Parlar udrete Jor,
(accentando e sorvegliando sempre Iris)
Figlio del Sole e Dhia,
(In questo frattempo il Teatro sarà stato montato;
ai suo lati due paraventi.)
La bella figlia sventurata,
Ma più non voglio dir...
Udrete, e basta!
Ehi, musica!
(Ai suonatori, mentre fa cenno alle mousmè di far silenzio,
e di far largo.
In pari tempo distribuisce i Pupi ad alcuni del suo seguito,
e parla sottovoce ad Osaka.
Durante gli ultimi preparativi le mousmè seguono ginocchioni,
facendo cerchio intorno al Teatrino.)
Preparerò la scena!
Le mousmè
Poniamci tutte intorno.
Kyoto
(Osaka, attento!)
Osaka
(Non dei temer!)
Kyoto
(La parte?)
Osaka
(Io la ricordo,
E non ne fallo un ette!)
(I suonatori si mettono accosciati a terra davanti al Teatrino.)
Kyoto
(E la piccina?)
(Mentre continua a parlare con Osaka,
colloca dietro i paraventi la guècha cantatrice,
e le tre guèchas danzatrici.)
Osaka
(Guarda... con occhi larghi
Come foglie di loto e di nelumbo!
Sta alla siepe!)
Kyoto
(Vedrai, ne la trarremo!
Ora l'adesco!
È la curiosità infallibil à mo!)
(Osaka e Kyoto si collocano dietro il paravento
a destra del Teatrino da dove possono spiare i movimenti d'Iris,
pure eseguendo le loro rispettive parti.)
Le mousmè
Facciam silenzio!
Già danno principio!
(Rimangono silenziose e attente.)
(Si alza il sipario del Teatrino,
e Kyoto fa cenno d'introdurre in scena Dhia.)
LA RAPPRESENTAZIONE
Dhia (una guècha)
Misera! Ognor qui sola!
Unque mai mi consola!
Morte rapì mia madre!
Ridotta è mia famiglia
A un collerico padre
Che non ama la figlia!
Ho vesti brutte e lacere,
Scarne braccia e sottili,
Gote pallide e grame;
Son malata ed ho fame
E sono le mie lacrime
Mie gemme e miei monili!
Chi ascolta i miei dolori?
Non ho amiche nè fiore!
Osaka
(sottovoce alla guècha)
(Brava!)
Kyoto
(Attrice valente!)
Le mousmè
(Fanno i loro commenti.)
Come forza le lacrime,
La povera fanciulla!
Davvero fa pietà !
Osaka
(indicando le mousmè)
(Vè come stanno attente!)
Le mousmè
(chiamando Iris)
Iris, vientene qua;
Di là tu vedi nulla!
(Kyoto, imitando la voce rauca di un vechio catarroso,
fa le più strane grida del mondo,
picchiando forte sul legno del Teatro
a dare l'idea dell'avvicinarsi del vecchio,
iracondo ed inumano genitore.)
Iris
(alle mousmè)
Vedo!
Qui resto; grazie!
Dhia
Ah, mio padre! Lo sento!
Le mousmè
Ecco il padre!
(Apparisce sul teatrino il pupo Padre;
le mousmè fanno segni di spavento e di meraviglia.)
Dhia
Tremo dallo spavento!
Le mousmè
Che ceffo!
Me lo sogno stanotte!
Il Padre (Kyoto)
(con voce terribile)
Ah, sciagurata putta!
Sono stanco di mantenermi
Questa sciocca vana,
Inutil, neghittosa, scioperata!
Dhia
Ah, padre mio!
Il Padre
Preparati! Io ti vendo
Al gran mercato di Simonosaky!
Dhia
No, padre, no, non vendermi!
Il Padre
Preparati!
Osaka
(La piccina si muove!
Forza al dialogo!)
(Iris commuove, e con gesti concitati
segue la svolgersi del dramma.)
Dhia
(Cade ai piede del pupo Padre)
Per la luce del sole e delle stelle,
Tienmi ancora con te!
Che vuoi ch'io faccia?
Osaka
(indicando Iris)
(Ha gli occhi rossi, rossi!)
Il Cieco
(chiamando la figlia)
Iris!
Iris
Sto qua!
Il Padre
Al gran mercato di Simonosaky
Tu troverai padrone!
Io sono stanco d'averti qui con me!
Tu mangi troppo e non mi rendi nulla.
Ond'io ti vendo!
Le mousmè
(Impressionate da tante crudeltà ,
sono furenti contro il pupo Padre.)
Vecchio lercio! Furfante!
Musa da vecchia arpia!
Dhia
(con grido straziante e disperato)
Uccidimi, piuttosto!
Il Padre
Basta! Ho detto!
(Se ne va.)
Le mousmè
È sordo alle sue tante
Lacrime disperate!
(urlando, e minacciando coi pugni il padre tiranno,
mentre questi se ne va)
Pigliamolo a sassate!
Orco! Vampiro! Via!
Osaka
(Si scalda il nostro pubblico!)
Kyoto
(È in furore!)
Dhia
Morire! Sì... Finire!
Osaka
(Quasi, quasi t'uccidono
Davvero il pupo Padre!)
Iris
Oh, la istoria pietosa!
Mi par che dentro al core
Mano mi prema e tocchi!
M'offende un gran dolore
Che mi rende affannosa!
Dhia
Deh, prendimi con te,
Genio del Bene!
Portami teco
Dove non si soffre!
Iris
Come è triste il suo canto!
Ho volontà di pianto nell'anima...
E negli occhi!
Kyoto
(ad Osaka)
(Or tocca a te!
Dolcissimo!)
Osaka
(Dolcissimo!)
Jor, figlio del Sole (Osaka)
Apri la tua finestra!
Jor son io
Che vengo al tuo chiamar,
Povera Dhia!
Apri la tua finestra
Al raggio mio!
Apri il tuo cor
A mia calda malìa!
Jor ha ascoltata, o Dhia,
La tua preghiera!
Apri l'anima tua,
Fanciulla, al Sole!
Apri l'anima tua alle mie parole!
Apri il tuo cuore a me,
Fanciulla, e spera!
Tu vuoi morir?
Morire io ti farò
Ma ti farò morir dal Sol baciata,
Poscia al paese eterno ti trarrò...
Ove, o fanciulla,
Tu sarai amata!
Kyoto
(vedendo l'impressione che la voce di Jor
ha fatto sull'animo d'Iris)
(È questa poesia gran ciurmatrice!
Due motti, due bisticci
Ch'uno dice
E una fanciulla inconscia come questa...
Vi si sdilinque e vi perde la testa.)
(Poco a poco una finestra del Teatrino si illumina,
poi si apre e si scorge il Pupo d'Jor, figlio del Sole:
Dhia s'inginocchia innanzi a lui. Iris,
quasi affascinata da tale spettacolo,
abbandona la siepe del suo giardino e si accosta al Teatro.)
Iris
De' sogni il triste verde
Disvanisce e si perde!
Quali i vani bagliori
D'erranti, misteriose
Lucciole luminose
Se ne vanno i dolori!
Kyoto
(alle danzatrici)
(Or, guèchas,
Quando termina il duetto, danzate e
Fate... senza dar sospetto!)
Dhia
Io muoio! Prendimi!
Tua m'abbandono!
Portami al mondo eterno della Luce!
Salgo a Nirvana!
È Jor che mi conduce!
Jor, son tua!
A te tutta mi dono!
Iris
(a Dhia)
No, tu non muori, Dhia!
Tu ascendi alle alte nuvole
Di rose e di viole!
Con Jor tu ascendi, o bambola,
Al paese del Sole
E della Poesia!
Jor
Or muori, dunque!
(Dhia cade stecchita, mentre Jor
invoca sulla morta pupa le danze celesti.)
Danzatrice alate, intorno a lei
Che a me ne vien, danzate!
(a Dhia)
Ti coprirò di zaffiri e topazi!
Vieni agli amori
Degli eterni spazi!
(Con gran stupore del pubblico, Jor avvinghia Dhia,
e così abbracciati si vedono i due pupi innalzarsi
lentamente per salire al... Nirvana,
mentre cala il sipario del Teatriono;
in pari tempo le tre guèchas mascherate
si collocano innanzi, pronte alla danza.)
LA BELLEZZA
LA MORTE
IL VAMPIRE
(Durante le danze, Kyoto gira intorno,
e così riesce scaltramente a distrarre l'attenzione,
mentre le tre guèchas danzatrici circondano Iris,
la quale rimane ad un tratto isolata
dal gruppo delle mousmè al posto più avanti.)
(Con vorticosi giri e con voli dei loro veli
le tre danzatrici riescono a nascondere Iris,
la quale ingenuamente ammira.)
(I samouraïs rapidi s'impossessano della fanciula:
una mano sulla bocca le strozza un grido!)
Iris
Ah!
(Le tre guèchas continuano la danza,
avvicinandosi di nuovo al gruppo delle mousmè:
coi larghi giri dei loro veli impediscono alle spettatrici
di vedere i samouraïs che trasportano Iris
completamente inanimata verso la città .)
(Le guèchas formano un gruppo bizzarro.)
Kyoto
(che ha tutto sorvegliato, visto il colpo riuscito,
si congeda dall'udienza. Intanto, ripiegato il Teatrino,
i paraventi, rinchiusi i pupi,
la comitiva degli istrioni è pronta ad andarsene.)
Grazie, mousmè! A rivederci!
Musica!
Le mousmè
(Si alzano in piedi per andarsene.)
Andiamo! è tardi!
È tardi! Andiamo!
(S'avviano verso il villagio.)
Kyoto
(ad Osaka, facendogli cenno d'avviarsi
colla comitiva verso la città )
(Or lascio questo scritto
E del denaro al Cieco,
E il colpo è fatto!)
Osaka
(Il colpo è fatto!)
(Partono tutti ripassando il ponte.
Kyoto corre entro il giardino d'Iris;
rapidamente depone sulla soglia della casetta un foglio scritto,
tenuto disteso da rios d'oro e mommès,
proprio presso al Cieco e con tanta abilità
da non risvegliarne il sensibilissimo udito,
poi raggiunge correndo la comitiva che si allontana.)
Il Cieco
Questo dramma è menzogna tutto! tutto!
Malvagio in testo e talento malvagio!
(credendo Iris sempre presente)
Iris, tu che ne dici?
Non rispondi?
Comprendo; sei commossa!
(Sorride bonariamente,
credendo sempre di parlare ad Iris.)
No; non credervi!
Tu sei sì buona che ogni pianto
Breccia fa nel tuo cuore!
(stendendo il tremulo braccio)
Andiamo; dammi il braccio!
Perchè non credo
Ai gemiti di Dhia?
(Sorride ancora.)
Ebben... vi credo!
(Stende ancora il braccio.)
Vieni! Dammi il braccio!
Una carezza al vecchio Cieci!
Iris! Ancora non rispondi!
Iris! Iris! Iris! Mia figlia!
(Si alza barcollante,
cerca intorno a se, incespica, cade.)
Vita! Non ci sei più!
(alcuni merciaiuoli ambulanti
che passano per andare alla città ,
udendo le grida strazianti del Cieco,
entrano nel giardino, e lo rialzano compassionevoli.)
Il Cieco
Iris! Mia Iris!
Iris!
I merciaiuoli
Cieco,
A che gridi disperatamente?
Il Cieco
Iris! Mia figlia!
In casa! Là ! Cercatela!
(Alcuni merciaiuoli entrano nella casa,
ed appariscono poi alla finestra spalancata.)
Alcuni merciaiuoli
(alla finestra)
È vuota la tua casa!
Iris non c'è!
Il Cieco
Chiamatela a gran gridi!
Per pietà !
Alcuni merciaiuoli
Iris!
(Ascoltano.)
Iris!
(Ascoltano ancora.)
Neppur l'eco risponde!
Il Cieco
La mia Vita!
Pupilla de' miei occhi!
(Tornano dalla casa; uno dei merciaiuoli,
nell'uscire, vede e raccoglie il fogio
e il denaro lasciato da Kyoto sulla soglia.)
La figlia mia! Così buona!
Un merciaiuolo
Tu la piangi? Non piangerla!
Il Cieco
Che dici? Ohimè, che dici?
Il merciaiuolo
Qui sulla soglia
T'ha lasciato un foglio
(mostrando foglio e denaro ai compagni)
E del denaro!
Il Cieco
Iris?
Alcuni merciaiuoli
È al Yoshiwara!
(Il Cieco tocca e ritocca, uscendo in gridi soffocati,
il foglio e il denaro.)
(L'ira, il dolore, rendono il Cieco come pazzo,
ed allontanando con violenza alcuni fra i merciaiuoli
che gli stanno vicini vorrebbe correre da solo verso la città ;
ma incespica e cade. I merciaiuoli si affrettano a rialzare il Cieco,
il quale prorompe in dirotto pianto.)
Il Cieco
(Piangendo, si rivolge ai merciaiuoli,
che sono invasi da un gran senso di pietà .)
La casa! Il mio giardino!
Quel che tengo a chi di voi
Mi guida al Yoshiwara!
Or voglio là ...
Là schiaffeggiarla!
Voglio sputarle in volto, voglio...
E maledirla!
Iris! Mia vita!
(Le lagrime gli troncano le parole;
quasi vergognoso di quell'affetto che gli trabocca dall'anima,
esclama minaccioso:)
E poscia... e poscia... e poscia...
(Pietosamente i merciaiuoli lo sorregono
e lo accompagnano barcollante, inebetito,
quasi fantasma, verso la città .)
ATTO SECONDO
Dov'è ora l'umile casetta tua così modesta e semplice
colle sue stuoie colorate e i battenti di quercia, o piccola Iris?
La bianca siepe di biancospine fiorite?
Il sentiero coverto dal fiore delle scabbiose che conduce al rio?
Dov'è la pace dei campi intorno e il silenzio ristoratore
come il riposo della tua vallea entro all'ampia circolare distesa
di monti e, in alto, la solenne maestà del Fousiyama?
Dove l'aria purissima? Dove la luce libera?
Tu ora giaci nel cuore affannoso della città gaudente
ove più accelerato batte il palpito delle esistenze
nelle diverse febbri che agitano le genti,
quella della gloria, quella del piacere, quella del denaro.
La più appariscente delle Case Verdi è ora la tua abitazione;
tu vi riposi sul rialzo di lacca ed oro di un fton ricchissimo,
abbandonata la fragile persona alla stanchezza che ti ha affranto,
e ti covre un velario trasparente come aria!
Tu sei nel Yoshiwara!
Qui, nella dolcissima ora del drago,
non verrà il Sole a dissipare
i piccoli sogni paurosi della tua infantile fantasia!
qui, nella misteriosa ora del cignale,
non la luna scenderà a posarsi con te!
Qui, ricche stuoie a tessiture fantasiose
impediscono alla luce di penetrarvi.
No, il Sole non penetra nelle Case Verdi!
Qui tutto è riflesso di metallo che scoppia a vivi e rapidi sfavilli
dalle profumiere cesellate
dove brucia esalando l'olio di camelia odorosa,
dai vasi smaltati, dalle grandi chimere e mostri di smalto e cobalto
che adornano la stanza.
Là , in un angolo, un bouddah ride, i piccoli occhi sfuggenti
la enorme epa floscia giù a sfascio
sul loto simbolico che gli fa da piedestallo.
Non la luce, non l'armonia del Sole!
Solo, su dalla tumultuante via,
per le stuoie che la dimenticanza delle kamouro ha lasciato semiaperte,
entra l'affannoso moto della vita cittadina,
le strida dei merciaioli, le minaccie dei samouraïs,
le ansanti cadenze dei djin, i diversi idiomi
dei dragomanni, la bestemmia e la risata.
Presso al tuo letto, come spettri, stanno ancora le guèchas.
(Una guècha accosciata sussura
un "Anakomitasani" accompagnandosi al suono del sà misen.)
Kyoto
(Cogliendo le guèchas in oziosa curiosità ,
le investe con voce concitata ma trattenuta,
per non svegliare Iris.)
Là che ci fate
Ancora mascherate?
O che siete de' bonzi?
E... stz!
(impedendo loro di parlare)
Tacete! Silenzio!
Non voglio, appena desta,
Ch'abbia ricordi tristi,
Ognor dolori!
Tutta una festa, un giorno d'ori,
Di bronzi e fiore!
(sorpreso nel vedere aperta una della imposte)
Toh! fuori spalancata è ancora l'impannata?
(Vorrebbe gridare ma si ritiene.)
Silenzio, dico!
(fra i denti)
Rispondermi volete?
Oh, le sfacciate!
Udite!
Dalla strada salgon
Le voci chioccie de la gente,
L'andare ed il venire
De' djin correnti!
O che avete gli orecchi fatti in giada?
Con tal baccano o chi può mai dormire?
E chete! Mogie!
(irritato)
Vostre voci acute son vespe,
Son cicale, son zanzare! Mute,
Vi voglio mute e, se possibil,
Senza respirare!
(Va a chiudere l'imposta; guardando nella strada
vede un elegante norimon entrare nella casa.)
Toh! Vien gente!
È Osaka in palanchino!
Giù tutti col migliore nostro inchino!
(Rapidamente tutti si inchinano
quasi toccando colle fronti il suolo.)
Osaka
(Entra con inusata vivacità , indirizzandosi a Kyoto.)
Ch'io vegga ov'è
La mousmè da li occhi
Simili a camelie!
Kyoto
(calmandolo)
La voce tua
Modula in suon più grave,
Come punta d'agave
Va ne li orecchi a chi posa!
(L'astuto taikomati mostra
all'annoiato signore Iris addormentata.)
Riposa!
(allontando brutalmente le guèchas,
che scompaiono rapide)
Donne, vampiri della casa, via!
(Osaka e Kyoto si avvicinano al letto d'Iris.)
Osaka
Sollevami il velario!
Kyoto
Parla piano!
(sollevando il velario)
Toh! guardala!
È perfetta! Non ti pare?
Osaka
Spande l'odor del loto,
La piccina!
Kyoto
Sogguarda a quella bocca porporina!
Osaka
È ciliegia da cogliere e mangiare!
(Contempla Iris, poi si scosta insieme a Kyoto.)
Kyoto
Vedi che braccio!
E vedi un po' che mano!
Osaka
(con grande entusiasmo)
Créa in quegli occhi
Il lampo d'un desio,
Vibri in quegli occhi
Il senso, l'uman dio,
Una scintilla, un fuoco, una favilla
Che di piacer ne incendi la pupilla
E dimmi, come lei ne sai tu alcuna?
Kyoto
Nessuna,
(con finta convinzione)
In fede mia, nessuna!
Osaka
In questa noia matta
Ogni dì soddisfatta
E insoddisfatta, costei nel cuor
M'ha cacciata una spina di brama
Che m'affana!
Non è mousmè leziosa di città ,
Ordigno fatto per la voluttà ;
Qui c'è l'anima!
(Torna presso il letto a guardare
e lascia ricadere il velario sulla fanciulla addormentata,
poi trae con sè lontano in disparte Kyoto
onde il loro chiacchierio non risvegli Iris.)
Lunga lotta m'annoia;
A ritrosie io mal m'adatto;
S'ella resistesse?
Kyoto
Abbi denaro e il
Paradiso è ovunque!
Comprendi tu?
Osaka
Parla un linguaggio chiaro!
Kyoto
Son fior le frasi,
Le parole foglie,
Ma il frutto è l'or
Che satolla le voglie.
Comprendi tu?
Osaka
Abborro tai proverbi!
Kyoto
Regali! Doni appariscenti!
Ricchi! Vistosi!
Mi comprendi?
Larga mano!
Aperto borsellino!
Mi comprendi?
Vesti! Fiori! Gioelli!
Mi comprendi?
Osaka
Oh, fauce ingorda!
Oh, fauce sazia mai!
Kyoto
Dapprima già ci vuol qualche moìna
Per rasciugar gli occhietti
Da le lacrime, poi...
Una nuora poi... diventa suocera!
Osaka
E aggiungi, in oltre,
Il più fantasioso
E armonico linguaggio figurato...
Kyoto
(che ha osservato Iris, fa cenno ad Osaka di tacere)
Stz! Desta è la piccina!
Vieni via!
Va a prepararti un romanzesco viso!
Porta gemme... regali!
Mi comprendi?
(Escono cautamente.)
Iris
(Si sveglia e guarda intorno a sè sorpresa.)
Ognora sogni,
Sogni e sogni...
Oh, il bel velario!
Oh, il lieve drappo
Tutto sparso d'iridi...
Or la mia veste è un velo
E ha trasparenze d'onda e di nube!
Or io cosi ho vergogna!
Non più le mie pianelle
In lacca nera;
(alzandosi e camminando)
Ho sandali dorati,
E il piè vi posa
Così morbidamente
Che mi pare di camminar
Sopra un prato di piume!
(Ed ecco svolgersi nella mente trasognata
dell'ingenua fanciulla le scene del teatrino,
la danza delle guèchas e... il rapimento.)
Ecco! Or ricordo!
Sì, Il Teatro! Dhia!
La danza delle guèchas!
Il nero manto m'avvolge del Vampiro!
Ove son io?
Morta son dunque
Sì, sono una morta!
(Guardando intorno più attentamente,
mormora fra l'angoscia e la gioia.)
E questa casa bella
È il Paradiso?
(Si ode un dolcissimo suono di sà misen interno:
Iris ascolta. Un sà misen attira i suoi sgardi.)
Chi è morto tutto sa!
Diceva il bonzo!
(Prende il sà misen.)
Mi voglio accompagnar l'Uta di Nániva!
"Sorge dal mar la Luna...
(tentando di accompagnarsi col sà misen,
ma dalle sue dita esce il più discordante e pazzo suono)
È luna piena...
Una giunca laggiù mi mena;
Io vo coll'onda che mi porta."
(interrompendo)
La voce canta
Ma il suon non l'accompagna!
(Getta indispettita l'istromento,
mentre riprende il suono interno dei sà misen.)
Dicon di gran bugie
Nel mondo ai vivi!
Che da vivo non sa,
Non sa da morto.
(Si aggira curiosa e meravigliata ammirando i ricchi paraventi
ed i preziosi dipinti. Vede pennelli e colori su di una tavola.
Essa vi si accosta ed attratta dal mistero dei colori
siede preso la tavola tentando di pingere.
Vuole dipingere un fiore, ma invece n'esce un angue;
Iris getta indispettita il foglio di carta.
Ed ora vorrebbe dipingere un cielo azzurro,
ma le inesperte mani non riescono
che a tracciare una macchia grigiastra.
Sfiduciata, lascia cadere i pennelli.)
Io pingo... pingo,
Ma il mio pennello invano stendo,
Intingo!
Va la mia mano invano!
Invano, invano va la mia mano!
Io penso a un fiore,
E n'esce invece un'angue tutto terrore,
Tutto un rosso di sangue!
Se voglio un cielo,
Azzuro in mio pensiero,
È un fosco velo,
Un velo tinto in nero!
La fantasia con sè m'invola
E porta di casa mia a la picciola porta;
Là la pupilla d'un cieco
Finalmente ha una scintilla,
Una favilla d'una luce rovente
Che fulge e brilla,
Ma il lucer d'una lacrima
Che lentamente stilla!
(Accasciata, nasconde il viso tra le mani.)
In paradiso (han detto) non si piange!
Ed io di lacrime... ho i miei occhi pieni!
(Una cortina si solleva lentamente e Kyoto introduce Osaka.
I due uomini si soffermano sul limitare della porta
e guardanola la fanciulla seduta davanti al tavolino dei colori.)
Osaka
(parlando sottovoce a Kyoto)
A un cenno mio manda
Le vesti e i doni.
Kyoto
Sì, manderò!
Osaka
Or quanto a te,
Inutil qui... va via!
Kyoto
A meraviglia!
Vo!
(Il taikomati scompare dietro la cortina,
lasciando soli il giovane signore voluttuoso e l'ingenua mousmè.)
(Alle parole di Osaka Iris si volge sorpresa,
gitta un grido e si ritrae pausosa.
Osaka la arresta d'un gesto ammirativo.)
Osaka
Oh, come al tuo sottile corpo s'aggira
E s'informa di te la flessuosa
Notturna vesta!
Senza posa lo sguardo ti rimira
Da capo a piè
E l'anima s'appaga nella sorpresa vaga,
Nel portento gentile di tua beltà
Che, in festa alta, trionfa in te.
(Osaka si avvicina sempre più ad Iris.
Questa si ritrae ancor più, sorpresa e impaurita.)
Iris
(Conosco questa voce!
Io già l'udii!
In ogni sua parola si rivela:
È la voce d'Jor!
È Jor! È Jor!)
Osaka
Perchè il piede ritraggi
Se a te vicin
Mi porta il mio desìo?
(Iris si ferma palpitante e Osaka le è vicino.)
Dentro a' tuoi veli lascia lo sguardo mio
Disioso penetrare!
Io ne' tuoi occhi veggo tutti i cieli!
Gli olezzi io bevo in te
Di tutti i maggi!
(Osaka accarezza la testa di Iris:
questa chiude timorosa gli occhi.
Al tocco del giovane gli spilloni cadono
e disciolgono liberi i lunghi capelli
che fluiscono giù per le spalle di Iris,
ricoprendola come di un manto.)
Osaka
(tuffando con voluttà le mani nei capelli d'Iris)
Ah, i tuoi capelli...
Son sì lunghi e tanti
Da incatenarti intorno...
Tutti gli uomini!
Tu m'incatena e per la via, mousmè,
D'ogni tua brama,
Deh, tu, mi mena!
Iris
(incredula, quasi sorridendo e riannodandosi i capelli)
(Da niuno ho udito dirmi tante cosa.
Iris tanta bellezza?
Niun lo crede!
M'ha detto un sol finor che son graziosa,
Il babbo mio,
Ch'è cieco e non mi vede!)
Osaka
Il tuo corpo s'ingiglia
D'un candore più bianco del Fousiyama!
Bocca sana vermiglia!
Fresca fontana ove zampillan
Tutte le dolcezze
E tutte le carezze!
Ove il mio sangue vivo si ristora!
(Iris sorride nell'udire le parole entusiastiche di Osaka.)
Tu ridi? Ridi?
Ridi! Ridi, ancora!
Iris
(con timore e vergognosa)
(Ho fatto male a rider,
Ma non so se muovermi
O star ferma a sue parole,
Se fargli reverenza!
Gli dirò: "Signor!"
No! "Re!" È poco...
"Figliuol del Sole!")
Osaka
Arrossi a mie parole?
Non arrossir!
Lascia arrossire il sole;
Egli ogni dì ha tramonti, tu?
Sali, sali, altissima,
A le superbe aurore,
Ai superbi orizzonti del mio amore!
Iris
Figlio del Sol!
Osaka
(Dà una stridente risata. Iris si ritrae ancora, impaurita.)
Ah tu, fanciulla, ancor mi credi
Jor della Commedia?
Or recito la Vita!
T'ho, in vesta d'istrion
Per farti mia, rapita.
Apri gli occhi, mousmè!
Vedi ed impara la Vita.
Il vero nome mio
Vuoi tu sapere?
Ebben, mousmè,
Io mi chiamo: "Il Piacere!"
Iris
(ricordando con accento di terror)
Un dì (ero piccina),
Al tempio vidi un bonzo
A un paravento tutto fatto a simboli,
Sciorinare il velame d'un mistero...
Era una plaga
D'un gran mare morto
Color del bronzo;
E v'era un cielo
Rosso sì come sangue,
D'un rosso livido;
E una gran spiaggia,
Una gran spiaggia morta
Di grigio e nero...
Una fanciulla giacèavi adagiata,
Scarne le membra,
Sparsi i capelli
E nella bocca un riso
Ch'era uno spasimo...
Su dal mar morto
Una gran piovra intanto
Il capo ergeva...
E la fanciulla col grande
Occhio falcato fuor guatava;
Questa, domata a quel terror di sguardo,
Tutta affisava!
Su dal mar morto
I viscidi tentacoli
Moveva il mostro, e per le gambe,
Pei reni e per le spalle,
Poi per le chiome
E il fronte e gli occhi
E il petto esile ansante,
E per le braccia
La stringe e allaccia!
La stringe e allaccia in viso!
Essa sorride ognor!
Essa sorride e muor
Con un estremo spasimo
Che par un riso... essa sorride
E muor, e muor!
E il bonzo a voce forte:
"Quella piovra è il Piacere...
Quella piovra è la Morte!"
(Iris si lascia cadere ai piedi del giovane,
piangendo e rimanendo accasciata dalla paura e dal dolore.)
Deh, ch'io torni a mio padre!
Osaka
(con cinismo)
Son le fole dei bonzi
Spavaldi e ipocriti
Che all'alito d'un bacio
Si sburgiardano!
(A un cenno di Osaka le koumaro portano
e stendono ai piedi di Iris stoffe, gioielli, ventagli, fiori.)
Osaka
(sollevando Iris e stringendola a sè poco a poco)
Or dammi il braccio tuo,
Braccio di neve e avorio!
Intorno al collo così m'anoda!
Scogli i capelli!
(sciogliendole ancora una volta i capelli)
La testa bruna sovra il mio petto
Tu m'abbandona!
Cogli occhi, gli occhi miei...
Tu, ed io, labbra le labbra!
Vi scendo e tocco la dolce bocca!
(Osaka abbandona la sua bocca
su quella di Iris quasi svenuta,
mormorando e supplicando:)
È questo il baccio!
(Iris, staccandosi da Osaka,
rimane atterrita, poi prorompe in pianto.)
Osaka
(guardandola, sorpreso)
Piangi?
Iris
Penso a mio padre!
Osaka
Gli darò vesti e denaro!
Iris
Io penso alla mia casa!
Osaka
Palazzi avrai!
Iris
Io penso al mio giardino!
Osaka
Ne avrai d'immensi
E a serre ognora in fiore!
Iris
Ma non sono i miei fior!
Osaka
(annoiato e sdegnoso)
(È una pupattola!)
Nullo desio ti adesca
Di codesto splendore,
Vesti, ori?
E il bacio è un'esca
Cui non morde il tuo cuore?
Chiedi, fanciulla! Brama!
Tu pur abbi un desio!
Iris
Voglio il giardino mio!
Io voglio il mio giardino,
Colla sua sieppe intorno,
La mia casetta bianca
Col mormorante rio,
Col suo villaggio a manca,
Con la vallata a prati,
Col sol che appena è giorno
Appar sugli elevati fianchi
Del Fousiyama e...
Mi chiama, mi chiama!
(Rimane immobile.)
(Kyoto accorre.)
Osaka
(seccato, rivolgendosi a Kyoto)
Da un'ora essa m'attedia!
È pupa da commedia!
Pupa di legno; or' io mi sdegno!
Un mio consiglio, accetta!
Kyoto
(con finta sottomissione)
Ognora Kyoto impara!
Osaka
(imitando Iris)
Torni alla sua casetta!
Kyoto
È questo il tuo consiglio?
La espongo al Yoshiwara!
Osaka
Fa' pur!
Ahimè, che noia!
(Se ne va sbadigliando.)
Vo! Sbadiglio!
Kyoto
(con astuzia parlando fra sè)
Colle piccine gran maestra è natura.
O moine o paura!
Osaka è giovin; vede ratto,
E ratto ei vuole il suo desìo
Tradotto in fatto.
Esperienza e pazienza!
A me! Vediam!
(Con occhio conoscitore osserva e studia attentamente Iris.)
Perfetta! E in una vesta
Ancor più trasparente di codesta,
Come se indosso avesse a veste il nulla,
Vederete qual trionfo di fanciulla!
(Scegli una veste e fa cenno alle donne di vestirne Iris.)
Alla toeletta! Olà !
(Le donne accorrono; Iris impaurita vuol fuggire.)
(irritato)
Con me ritrosa?
(imperioso)
Qui s'obbedisce! Bada!
Per le putte cattive c'è la morte!
(Apre la parete a destra e mostra ad Iris
un precipizio oscuro e fondo: Iris indietreggia impaurita.)
Chiamo il Vampiro
E fatta è la tua sorte!
Iris
(implorando)
No, non fatemi male!
Kyoto
(rabbonito)
Non lo voglio!
(insinuante; prende il pupo che nella commedia
rappresentava Jor e lo porge ad Iris)
E se obbedisci, guarda!
È tuo!
Iris
(Sorpresa, prende con gioia il pupo.)
È Jor!
Kyoto
(dietro le suoje, spiando nella via)
Annotta!
La gente dotta e ghiotta
D'ogni cosa vaga e rara
S'accalca e indaga!
Già arrossa di lumiere il Yoshiwara!
Oh, febbre del Piacere!
(Intanto le esperte donne cominciano
ad abbigliare Iris, dietro un paravento.)
La parete sottile scorre e schiude
A uno sciame gentile di donne ignude!
Qualche altro Osaka certo passerà ,
E in questa onesta rete di giovinezza incapperà !
Iris
(Mentre l'abbigliano, Iris tutta intenta al pupo,
si risovviene la dolcissima cantilena del dramma,
e mentre la ripete, infantilmente lo fa agire.)
Apre la tua finestra!
Io sono il Sole!
Apri l'orecchio a mie dolci parole!
Apri l'anima tua alla fede e spera!
Jor ha ascoltata, o Dhia,
La tua preghiera!
Tu vuoi morir?
Morir io ti farò,
Ma ti farò morir dal sol baciata,
Ed al paese eterno ti trarrò...
(Kyoto si allontana dalla veranda,
ed osserva Iris completamente abbigliata.)
Ove, o fanciulla, tu sarai amata!
Kyoto
Vediam! Così stai bene!
(Strappa ruvidamente il pupo ad Iris, e lo gitta in alto;
una guècha lo afferra a volo.)
Ha sonno il piccol Jor;
Poniamolo a dormire!
Or ti conviene
Sovra la bocca un vago punto in or!
(Prende un pennello, e disegna
un neo d'oro sulle labbra d'Iris.)
Così! Vediam ove posarti...
In alto! Ti voglio qui!
(Colloca Iris sulla veranda.)
Superbamente erette
Le divine tue forme!
Ed or vediam
Se la gente abbocca!
(alle guèchas)
Attente, streghe, attente, attente!
(colpo di mano)
(gridato)
Via le cortine!
(Le guèchas fanno scorrere rapidamente le mobili pareti.
Si scorge la strada del Yoshiwara tutta affollata.
L'improvvisa apparizione d'Iris
attrae subito l'attenzione della folla,
che prorompe in entusiasmo.)
La folla
Oh, maraviglia delle maraviglie!
(Kyoto, appoggiato alla veranda,
osserva soddisfatto.)
La vaga figlia!
È rosa thea!
Fior di verbena!
Fior di vaniglia!
Fra le più vaghe figlie
O vaga meraviglia!
Giorno di rose e di viole!
Notte serena!
Parla, bella mousmè!
Udiamo l'armonia di tue parole!
Parla!
L'anima di desìa!
Sì, è rosa thea
E imbalsama davvero
Tutta una giovinezza!
Una carezza di questo fior
Darìa vita all'idea
D'uno spento pensiero!
Gemma pura di natura!
Parla, bella mousmè!
Parla! Parla! Parla! Ah!
Kyoto
(esaltandosi di gioia e fregandosi le mani)
Son uomo di talento, sì o no?
(Un norimon si fa largo nella folla;
ne esce Osaka, il quale vedendo Iris,
respinge la folla, gridando furente, esaltato.)
Ve' che furore!
Strana è la gente
In fregola d'amore.
Io ci guadagnerò a staia i riò!
Osaka
Datemi il passo!
Kyoto
(È Osaka!)
Osaka
Indietro! Indietro!
Kyoto
(Eccolo ancor!
È pazzo!)
Osaka
Indietro!
Kyoto
(Io godo!)
Osaka
(Aggrappandosi, sale sulla veranda.)
Iris, son io!
Io sono Osaka, Jor...
Tutto sarò per te quel che vorrai!
Osaka può donarti gemme ed or
Quanto può darti Jor
Di luce o rati!
E qui or io
M'inchino innanzi a te,
Qui giù, qui giù nel fango!
Qui a' tuoi piedi!
Curvo a' tuoi piè,
Fanciulla,
Osaka vedi qui giù!
Qui giù nel fango!
Qui a' tuoi piè!
Qui la pazzia prosterno
Del mio orgoglio
Che cieco e vil m'ha
Fatto a tue bellezze!
Iris ancor, ancor,
Dammi l'immenso ciel
Di tue carezze!
(Si slancia verso Iris;
ma Kyoto si frammette fra Osaka e la fanciulla.)
Kyoto
Osaka, io qui son servo
A tutto il pubblico!
Osaka
(impetuosa e minacciando Kyoto)
Io primo fui che tal tesoro vidi!
Kyoto, la voglio ancor!
Io son pentito!
Ebben: chi gareggiar potrà con me?
Dò tutto quel che chiedi,
Ladro, arpìa!
(con espansione)
Iris divina,
Deh, sii mia! Iris!
(Appare nella folla il Cieco,
accompagnato da due merciaiuoli.)
Il Cieco
Iris?
Essa è qui dunque?
Iris
(Rimasta fino all,ora intontita,
alla voce del padre sobbalza per la gran gioia.)
Sì, son io...
(protendendo le braccia verso il padre,
mentre la folla sorpresa circonda curiosamente il Cieco)
Padre! Son Iris!
Ah, qui vieni! Qui!
La folla
Suo padre? È un cieco!
Il Cieco
(implorando i circostanti;
la folla, presa subitamente da un senzo di pietà ,
fa largo intorno al Cieco.)
Conducetemi sotto a la finestra...
La folla
Fate largo! Fate largo!
Il Cieco
...ove sta la fanciulla svergognata!
La folla
Il passo! Il passo!
Kyoto
(Sorpreso dall'apparizione del Cieco,
urla per giustificarsi.)
Egli venduto m'ha la figlia sua!
Il Cieco
(imperioso)
Iris, rispondi! Ove sei tu?
Iris
Qui, padre!
Il Cieco
(Guidato dalla voce della figlia, si avvicina,
e raccogliendo manate di fango
le scaglia contro la veranda:
gran movimento di sorpresa nella folla)
To', sul tuo viso!
To', sovra il tuo fronte!
To', nella bocca!
To', ne tuoi occhi: fango!
La folla
Ah!
(La maledizione del padre rende Iris pazza di dolore,
e respingendo tutti da sè,
con improvviso slancio si precipita dalla finestra
nell'abisso prima mostratole da Kyoto,
prorompendo in un grido terribile.)
Iris
Ah!
Osaka
(che non arriva in tempo per salvare Iris,
rimane terrorizzato alla finestra, davanti all'abisso)
Ah!
Kyoto
(le mani nei capelli)
Ah!
La folla
Ah!
ATTO TERZO
O bel Genio nipponico, bello e antico Genio delle poesie,
leggende, paurosi drammi, grottesche commedie
e ute dolcissime agli amori che animano i silenzii delle sere...
Bello e antico Genio dei fiori e dei pittori,
non dunque gaiezza di colori vivaci,
non bianchi chiarori di lune o distese di prati verdi
correnti ai declivii di azzurri monti
rispecchiati da laghi candidi,
non trionfi di cieli e stormi di migranti uccelli,
o mari d'argento ed agili saettii di awabis,
intorno alla agonia di Iris?
Sul delicato corpo, capolavoro distrutto,
giù nell'abisso incombono solo le tre sinistre notti,
la notte senza stelle del cielo,
la notte senza riflessi delle acque morte,
la notte senza lacrime della insensibilità della natura.
Così qui muore la vergine, il picciol corpo abbandonato
all'abbraccio della bomhêria velenosa e della scirpa pungente.
Di lassù non un riflesso di una
delle mille gaie lumiere del Yoshiwara!
Nell'aria greve e letale pur tuttavia
vagano incerte ombre strane.
Bella e antica fantasia nipponica,
sono essi forse gli Èni del tuo mondo superstizioso
che scendono radendo gli squallidi fianchi
della squallida montagna,
i tuoi grotteschi, bonarii o perversi folletti
dalle facce sinistramente buffone?
È Benkei a cavallo della sua gran campana di bronzo?
È Kintoki abbracciato ad un orso che ride?
È Momotaro gobbo e sbilenco? O sono forse gli Incubi
in forma di granchi o nani dall'orribile rictus quelle strane ombre?
In verità rassembrano fantastiche creationi,
così la penombra caliginosa li trasfigura!
No; non sono gli enti permalosi
e ad ora bonaccioni delle tue fole infantili,
bello e antico Genio nipponico; sono dei cenciaioli,
quaggiù sospinti dalla lotta per la esistenza!
Colle loro lanternuzze, bizzarre umane lucciole della Vita cittadina,
errano, l'uncino acuto a mano, guardando, desiderando,
sognando i più pazzi tesori del mondo, giù in questo fango di cose morte.
LA NOTTE
Voci di donne cantando a bocca chiusa
(in lontananza)
(Alcune figure strane errano
con piccole lanterne e con uncini, rovistando.)
Un cenciaiuolo
(Tutto solo in disparte, canticchia un Elogio alla Luna.)
Ad ora bruna e tarda
La Luna è tutta gaia
Se in due la si riguarda;
Soli è una Luna scialba...
Se Notte non ti appaia,
Amica, invoca l'Alba!
Alcuni cenciaiuoli
(frugando inutilmente)
La fogna è avara e muta!
L'uncino invan la scruta!
Un cenciaiuolo
(S'arresta, gli occhi fissi nell'uncino trattenuto
da un qualche cosa presso l'acqua morta.)
Tacete!
Il mio s'intrica!
(Il cenciaiuolo ritira con paziente cautela l'uncino
e trae a sè diretto un inviluppo d'ortiche.
Gli altri ridono.)
Altri cenciaiuoli
(Ridono.)
Ah, ah, ah!
Alcuni cenciaiuoli
È il cespo d'un'ortica!
Altri cenciaiuoli
(Ridono.)
Ah, ah, ah, ah, ah, ah!
(Ritornano a cercare.)
Un cenciaiuolo
(Respinge brutalmente
il collega che gli sta vicino.)
Olà !
(Il suo uncino ha fatto presa in un blocco di fango
e resiste contro un oggetto, pesante,
come fosse davvero uno scrigno colmo di rios d'oro.)
Non muover passo!
Altri cenciaiuoli
Un tesoro?
Alcuni cenciaiuoli
Dell'oro!
Altri cenciaiuoli
Grand'oro!
Alcuni cenciaiuoli
Gran tesoro!
(Con enorme sforzo il fortunato cenciaiuolo
estrae dal fango un sasso... e gli altri ridono.)
I cenciaiuoli
Ah, ah, ah!
È il tesoro d'un sasso!
Alcuni cenciaiuoli
Ah, ah, ah, ah, ah!
Il cenciaiuolo
(Riprende il suo Elogio alla Luna,
mentre gli altri continuano a rovistare.)
Ad ora bruna e tarda,
La luna è tutta gaia
Se in due la si riguarda;
Soli... è una Luna scialba...
Se Notte...
(Un rapido bagliore luccica
sotto il monte tagliato a picco:
un grido di sorpresa strozza
al canterino cenciaiuolo l'Elogio alla Luna.)
Un cenciaiuolo
Un guizzo!
(Il bagliore è già svanito, e invano innalzano
e abbassano le lanterne per richiamare nell'oggetto
misterioso il bagliore intravveduto.)
Alcuni cenciaiuoli
Spento!
Svanito via!
Il cenciaiuolo
D'avida... fantasia il tormento!
(Ecco di nuovo, e più distinto,
il bagliore di prima: è la veste d'Iris)
I cenciaiuoli
Ancor! È raggio d'or!
Traluce! È luce! È veste!
Un cenciaiuolo
Ha dentro ancor
Il corpo che la porta!
(I cenciaiuoli, che sono accorsi avidamente,
s'arrestano avanti il corpo d'Iris
e non osano stendervi le mani.)
Il cenciaiuolo
Che importa?
È d'una morta!
(Si slanciano sul corpo d'Iris.
La veste è strappata con gran violenza;
uno respingendo l'altro a pugni, a ceffate,
si contendono gli orpelli di Kyoto.
Un moto di vita sfugge dal piccolo corpo d'Iris.
I cenciaiuoli, atterriti, superstiziosi, paurosi, fuggono.)
Il cenciaiuolo
(lontanissimo)
Amico, invoca l'Alba!
Iris
(Rinvenendo un poco, come trasognata, mormora,
quasi rampogna contro il mondo, il destino o la divinità .)
Perchè? Perchè?
(E rimane immobile: nell'aere freddo
e muto le sembra di udire strane e beffarde voci,
che rassembrano quelle dei tre personaggi
della sua breve esistenza:
il giovane della voluttà , il taikomati, il padre cieco.)
L'EGOISMO DI OSAKA
La voce di Osaka
Ognun pel suo cammino
Va spinto dal destino
Di sua fatal natura!
Il tuo gentile vezzo,
Calma a desìo divino,
È un'umana tortura.
Tu muori come il fior
Che pel suo olezzo muor!
Nel mio egoismo tetro
Or porto altrove il mio riso
E canto di spetro.
Così la Vita! Addio!
L'EGOISMO DI KYOTO
La voce di Kyoto
Rubai; fui bastonato,
Onde mutai mestiere;
Ho la livrea indossato
Del più gran re: il Piacere.
Or siamo quim così.
Io, per la mia viltà carnefice,
Tu, vittima per questa tua beltà ...
Perchè? Io no lo so...
Così la Vita! Vò!
L'EGOISMO DEL CIECO
La voce del Cieco
Ohimè, chi allumerà
Nell'inverno il mio foco
E all'ombra o a fresco loco
L'estate m'addurrà ?
Tale è il pensier che in fondo
Dispreme il pianto mio
E fa il mio duol profondo!
Così la Vita! Addio!
(Le voci misteriose, così come hanno favellato
alla fantasia della morente fanciulla,
si estinguono bizzarramente.)
Iris
(credendo sempre di sognare)
Ancora il triste sogno pauroso!
Visioni! Affanni! Angoscie!
Persone ignote!
Ignote cose e lochi
E strane risa e lacrime!
La voce di Osaka
(lontanissima)
Tu muori come il fior
Che pel suo olezzo muor...
Iris
(Il pensiero della sua misera vita
le si affaccia dolorosamente.)
Il picciol mondo della mia casetta
Perchè dispar? Perchè?
Giardin, rondini, fior,
Echi a' miei canti...
Tutto dilegua e tace.
Perchè codesti strazii
E queste tenebre?
E perchè piango e muoio,
E m'abbandona ogni persona
E cosa e vita,
E luce, e tutto?
Il Picciol mondo della mia casetta
È silenzio e paura.
(sempre l'angoscia, la stessa domanda)
Perchè? Perchè?
(Nel cielo cominciano i primi bagliori.
La luce si fa più viva,
quasi volesse rianimare la morente Iris,
che guarda fissa nelle immense profondità dell'azzurro cielo.
I primi raggi del sole scendono a carezzare Iris;
essa crede sentire in sè rinnovellarsi la vita:
e con entusiasmo alzandosi e protendendo le braccia in alto,
saluta il sole, che ora tutta la illumina.)
Iris
Un gran'occhio mi guarda!
Il Sole? È il Sole!
Tu sol non m'abbandoni!
A me tu vieni,
Io riposo al tua raggio
Riposo nella luce!
Aure di canti!
Mari di splendori!
Plaghe, cieli di fiori!
(Muore Iris, ma già eterna, sente la sua anima
divenire fulgida come un raggio,
alla voce ben nota del suo Sole che chiama.)
Il Sole (coro)
Ancor! Son Io, la Vita!
Son la Beltà infinita,
La Luce ed il Calor.
Amate, o Cose!
Dico: Sono il Dio novo e antico;
Son l'Amor, son l'Amor!
I FIORI
Voci di donne cantando a bocca chiusa
(Tutta una fantasia di fiori,
che sbocciano sotto la potenza dei raggi solari,
si stende poco a poco intorno al corpo d'Iris.
Non più gli squallidi dirupi, la melmosa fogna,
ma una immensità di fiori ed un mare di luce.)
(Gli steli dei fiori si annodano intorno al corpo d'Iris,
come braccia umane, e la sollevano
su per l'azzurro e l'infinito... verso il sole.)
Il Sole (coro)
Dei Mondi Io la Cagione;
Dei Cieli Io la Ragione!
Uguale Io scendo ai Re,
Sì come a te, mousmè! ecc.
L'anima tua è mia!
D'un fiore all'agonia venite
O fior, o fior venite tutti, o fior!
O Morte, Signora Misteriosa, quanto sei grande nella tua pietà ,
Tu che tanti mare e cieli eterni poni fra gli umani e i loro dolori!
F i n e