SILLA Padri Coscritti, Io che pugnai per Roma, Io, che vinsi per lei, Io che la face della civil discordia Col mio valore estinsi. Io che la pace per opra mia Regnar sul Tebro or vedo D'ogni trionfo mio premio vi chiedo.
GIUNIA (Soccorso, eterni Dei!)
SILLA Non ignorate L'antico odio funesto E di Mario e di Silla. Il giorno è questo In cui tutto mi scordo. Alla sua figlia Sacro laccio m'unisca, e il dolce nodo Plachi l'ombra del padre. Un dittatore, Un cittadin fra i gloriosi allori Altro premio non cerca a' suoi sudori.
GIUNIA (Tace il Senato, e col silenzio approva D'un insano il voler?)
SILLA Padri già miro Ne' volti vostri espresso Il consenso comun. Quei, che s'udiro Festosi, grido risuonar d'intorno Son del publico voto In certo segno. Seguimi all'ara omai...
GIUNIA Scostati indegno! A tal viltà discende Roma, e 'l Senato? Un ingiurioso, un folle Timor l'astringe a secondar d'un empio Le violenze infami? Ah che fra voi No, che non v'è chi in petto Racchiuda un cor Romano...
SILLA Taci, e più saggia a me porgi la mano.
AUFIDIO Così per bocca mia Tutto il Popol t'impon.
SILLA Dunque mi segui...
GIUNIA Non appressarti, o in seno Questo ferro m'immergo. (in atto di ferirsi)
SILLA Alla superba L'acciar si tolga, e segua il voler mio.