QUADRO I
La signora Larina, seduta sotto l'albero, intenta a confezionar confetture, presta l'orecchio al canto delle figlie, che si fa sentir dalla casa. La Balia le sta vicino e le porge aiuto.
SCENA PRIMA
La scena rappresenta un giardino, nella proprietà Larina. A sinistra, casa con terrazza a destra un albero ed ajuole fonte. In fondo, una grata di legno al di là della quale, fra gli alberi, si vede una chiesa ed un villaggio.
Tatiana e Olga
Udiste voi il dolce gorgheggiar
Del rossignol che canta amore e duolo
Al queto albor, ne' campi ancor sopiti?
E la canzon del semplice pastor
L'udiste voi?
Piangeste voi al triste gorgheggiar
Del rossignol cantor d'amore e duolo,
Allor che il mesto innamorato guardo
Fissò su voi nel bosco un giovincel?
Piangeste voi?
Larina
Cantate or voi. Io pur cantava
Ma n'ho perduto il sovvenir.
Ricordi tu? Io pur cantava ....
La balia
Eri tu giovinetta allor.
Larina
E Richardson, quant'io l'amava!
I versi suoi non lessi mai,
Ma in gioventù, la buona Alina,
La mia simpatica cugina,
Solea di lui parlarmi ognor.
La balia
Sol fidanzata eri tu allor
Al mio padron. Pur non volente
Pensavi a un altro bei signor,
Che pur t'avea ferito il cor
E soggiogata la tua mente.
Larina
Ah! Grandison. Fu bello e fier
Ardito e prode cavalieri
Sempre elegante il mio vestir...
La balia
Il tuo visino assai genial.
Ma pur, malgrado i tuoi sospir,
Ti trascinarono all'altar!
Per lenir, poscia, il tuo dolore,
Qui giunse tosto il tuo signore.
Trascorser molti e molti dì.
Tua nuova sorte pur t'arrise
Ed il Signor ti benedì!...
Larina
Ahi! Quante lagrime ho versato.
Lo sposo allor volli fuggir.
Poi furon queti i miei sospir
Ed il mio cor fu consolato.
Larina e la balia.
Dal ciel la quiete a noi si dà
In luogo di felicità.
Larina
Eppoi, mio Dio! la dolce rima
E i versi flebili d'amor,
Tutt' ho scordato.
La balia
Divenne ancor
La fante Clara e non Celina
E poi coprir doveste alfin...
Larina
(mescolando le confetture)
Di velo e cuffia il bianco crin!
Lo sposo il cor tutto mi diede,
In me ripose la sua fede.
La balia
Lo sposo, il cor tutto ti diede,
In te ripose la sua fede.
Insieme
Dal ciel la quiete a noi si dà
In luogo di felicità.
(Dietro la scena si ode un coro di contadini che vengono appressandosi.)
Coro
È lasso il veloce piè, ahimè! più non vuole andar.
La bianca mia mano soffre, ahimè!
Dal gran lavorar! Il mesto mio cor si strugge, ahimè! Per il gran penar!
Che mai deggio far, l'amor mio per obliar!
SCENA SECONDA
I contadini entrano in scena, recando un covone inghirlandato. Larissa, la balia. Poi Tatiana, Olga e il Coro.
Coro
Il saluto, signora, a te
Di gran cuore portiamo noi,
Noi ti rechiam, come l'uso vuol,
Le spighe ornate di nastri e for.
L'opera nostra fini.
Larina
(Rendendo loro con grazia i saluti.)
Grata vi sono. Or gioite:
Sien grazie a voi. Cantate una canzon che lieta sia!
Coro
Felici noi sarem.
Fanciulle vi fermate,
Il cerchio, orsù, formate,
(Durante il coro le contadine ballano intorno al covone.)
Sopra il piccol ponticello
Passa ardito un garzoncello,
Vainu, vainu, vainu, vainu.
Passa ardito un garzoncello,
Passa e canta la mattina
Non c'è rosa senza spina.
Vainu, vainu, vainu, vainu,
Non c'è rosa senza spina,
Ma c'è spina senza rosa,
Canta, tace, si riposa.
Vainu, vainu, vainu, vainu,
Canta, tace, si riposa.
Chi mai sia tu l'indovina
Quel che canta la mattina.
Vainu, vainu, vainu, vainu,
(Tatiana e Olga escono sul balcone.)
Quel che canta la mattina.
Sparve il sol, tu dormi ormai!
Qui mandar da me potrai
Vainu, vainu, vainu, vainu,
Qui mandar da me potrai
Dana, Nina, Caterina
O la bella e bionda Irina
Vainu, vainu, vainu, vainu.
Venne Nina la gioconda
Delle bene la seconda
Disse: Tu sei garzoncello
Che traversi il ponticello
E che canti ogni mattina
Non c'è rosa senza spina.
Vainu, vainu, vainu, vainu.
Tatiana
(con un libro in mano)
Ei m'è pur grato, al suon di quelle voci
Lasciar libero corso ai miei pensier
Che vagan là... lontan!...
Olga
Ah! Tania, Tania !...
Sei lì sempre a sognar. Pari non siam,
No! Quel cantar mi rende lieto il core.
(ballando)
Sopra il piccol ponticello
Passa ardito un garzoncello.
(Olga va a carezzar la madre, tenendo Tatiana per mano, poi, ballando, viene alla ribalta. Larina e la balia le si avvicinano.)
Io non son triste per natura,
Sognar nell'ombra no, non so!
O sul veron, a notte oscura,
Sospiri al ciel levar non vo'!
Sospiri e duol sarieno vani,
La vita lieta arride a me.
A che temer dell' indomani
Allor che gaia Iddio mi fe'?
Letizia il core ognora avrà,
Di gioia fia l'alma ripiena,
E giungerà così serena
Perfin l'estrema o tarda età.
Larina
Al par d'un augellino, sei viva e lieta, mia buona fanciulla.
Credo che danzar potresti adesso.
(Olga accarezza la madre.)
La balia
(tirando da parte Tatiana)
Tatiana, signorina! Di', che hai?
Tu soffri forse? di'?
Tatiana
No cara. Io non soffro.
Larina
(al coro)
Dei vostri lieti canti io vi son grata.
Ora andate. Filipiewna, tu cura
Che a lor si dia del vin. Addio, miei cari.
Coro
(Escono colla balia.)
Vi benedica il ciel.
Olga
Mammina, non vi par che soffra Tania?
(Mostrando Tatiana seduta sulla scala della terrazza e immersa nella lettura d'un libro.)
Larina
(a Tatiana)
E che? Davver, davver sei tutta smorta.
Tatiana
(sollevando il capo dal libro)
Ah! sempre tale io son.Non v'allarmate.
Il libro m'interessa e mi commove.
Larina
(ridendo)
E so! per ciò sei triste?
Tatiana
Certo, Mamma.
Le pene acerbe narra la novella
Di due miseri cor che amor tormenta.
È triste il loro fato!...
Larina
Eh! via, fanciulla. Anch'io rammento ancora
I miei sospir per gl'infelici eroi!
Passaro i di! Or certa io son che sogno
E larve son gli eroi. Or queto ho il core.
Olga
Invan cotanta quete. Or via, mirate,
Non toglieste il grembiale, e qui verrà
Lenski, nostro vicin! Che mai dirà?
Ah! odi? Alcun s'appressa. Certo è lui.
Larina
(togliendo il grembiale)
Sì, sì davvero!
Tatiana
(guardando dalla terrazza)
Lenski!... Ei non è sol!...
La balia
(entrando in fretta col servo)
Signora, è giunto il nobi! Lenski
Con un signor.
Tatiana
Oneghin! Su, via, presto
Io men vol
Larina
Tania, Tania, ei non conviene.
Dio, che orror, non vedete che la cuffia
A sghembo sta?
(s'accomoda la cuffia)
Olga
Pregate di passar.
(La balia fa coraggio a Tatiana, poi esce facendole cenno di non aver paura.)
SCENA TERZA
Larina, Tatiana, Olga, Lenski, Oneghin.
Lenski
Mesdames!
La vostra cortesia mi rese ardito.
Ti raccomando Oneghin, mio vicino.
Oneghin
È un grand'onore.
Larina
Ma no davver. Per noi l'onore.
Le mie figliuole, mio signore.
Oneghin
Ben fortunato inver.
Larina
V'accomodate. O forse v'è più caro
Goder del bel sereno cielo?
Poniam da banda queste cerimonie.
Padroni siete, miei signori.
Lenski
Qui ben starem; lo splendido giardino
Ombroso è pien di quiete
Balsami spira.
Larina
Sta ben. Di cure ha d'uopo ancor la casa,
Vi corro. Gli ospiti onorate.
(alle figlie)
Tornerò!...
SCENA QUARTA
Lenski e Oneghin passano a destra. Tatiana e Olga restano dalla parte opposta.
Tatiana
Non fu il mio sogno una chimera,
È desso, il cor non m'ingannò.
Il guardo suo mi dice «spera»,
Scordano no, io non saprò.
Sarà la vita mia beata
Da quell'immagine desiata:
Sarà signore del mio cuor
In cui s'accese ardente amor.
Olga
Era già noto a me
Che il giovin sire Oneghin
Parea strano signor
D'assai strane maniere,
Ma di geniale e lieto umor.
Assai discorde è l'opinione.
Ognun adduce sua ragione,
Nessun poi sa la verità!
A Tania
Per fidanzato si darà.
Oneghin
(a Lenski, appartandosi)
Or dimmi tu qual è Tatiana?
Favella orsù, lo vuo' saper.
Lenski
È lei che triste se ne sta
E silenziosa qual Svetlana.
Oneghin
Possibil mai? Tu l'altra adori?
Lenski
E che?
Oneghin
La prima al certo avrei prescelto,
Se fossi delle muse adorator!
Lenski
Amico mio, l'alpe, il ruscello,
La prosa, il verso, fiamma e gelo
Non son dissimili fra lor,
Per quanto vari i nostri cor.
Oneghin
La vita in lei non ha tepor
Siccome in classica Madonna.
Rossa e paffuta, per mia fè,
Come l'idiota luna ell'è
Che splende sull'idiota firmamento.
Lenski
(s'avvicina ad Olga)
Felice io son. Io vi rivedo ancora.
Olga
Eppur voi foste ieri qui, mi par.
Lenski
Ahimè! Un dì passava,
Triste dì, da voi lontano
E fu eterno...
Olga
Eterno!...
È strano affè, strano davver!
Eterno, un giorno sol!...
Lenski
A voi pur sembra strano,
Ma non all'amor mio!...
(Lenski e Olga escono.)
Oneghin
(a Tatiana)
Or dite a me. Io penso che la noia
A voi compagna esser de' qui.
Ridente è il loco, ma lontano.
Io credo che il piacer non viene
In questo asil, per farvi, lieta.
Tatiana
Adoro i libri.
Oneghin
Bene. La lettura
Un cibo sano dà all'intelligenza,
Ma ciò non basta a soddisfare il core.
Tatiana
Talvolta sogno errando poi giardino.
Oneghin
Quai sono i vostri sogni allor?
Tatiana
Sognar fu mia più dolce cura
Fin dalla prima gioventù.
Oneghin
Vagar v'è grato fra le nubi d'oro.
Ed io, confesso, fui pur tal.
(Oneghin e Tatiana escono. Lenski e Olga entrano.)
Lenski
(a Olga)
T'amo tanto, tanto io t'amo,
Che si strugge solo l'alma d'un poeta
Di si possente e puro amor.
Nei sogni sempre una visione,
Nel core impera una passione,
Che non dà pace e notte e dì.
Fin dall'estrema giovinezza
Rapisti a me l'inenuo cor
Ed invidiai pur la carezza
Che al labbro tuo faceano i fior!
L'oscuro ciel, la dolce aurora
Contemplavam, fanciulli ancora.
Sola imperi sul mio core,
Da te sola, o mia diletta,
Gioia e duol la vita aspetta.
Olga e Lenski
(insieme)
Quei dolci di, te ne sovvien,
Di nostra prima e cara età?
Noi celavam, gelosi, in sen
La speme e la felicità.
SCENA QUINTA
Escono sulla terrazza Larina e la Balia. Comincia a far notte, alla fine, notte completa.
Larina
Ah! siete qui? Perché non veggo Tania?
La balia
Sarà presso io stagno
Insieme a quel signor.
A ricercarla io vo'.
Larina
E tempo alfin. Di' che s'affrettino.
Ristoro ai nostri amici s'ha da offrir.
Vi prego, servitevi.
Lenski
Noi vi seguiamo.
(Escono. La scena rimane, qualche tempo, vuota.)
Oneghin
(entra con Tatiana e si avviano verso la terrazza)
Mio zio fu d'onestà modello.
Allor che il morbo l'assalì,
Finchè si schiuse a lui l'avello
Gli amici, il mondo, egli fuggì.
Fu la sua sorte inver tremenda...
(già sulla terrazza)
Ma, Dio signor, che noja orrenda
per me, con lui, la notte e il dì
Restar, fintanto che morì.
La balia
(che segue Tatiana, si ferma pensierosa in mezzo alla scena)
Bambina cara, il capo basso,
Lo sguardo fisso al suoi, va timorosa,
Modesta troppo. Chi lo sa?
Che le abbia preso il cor
Quel giovine signor?
(esce tentennando pensierosamente il capo).
Cala la tela.
QUADRO II
La scena rappresenta la camera di Tatiana, mobiliata con semplicità e decoro. Sedie bianche di vecchia forma tese di cotonina. Tende simili alle finestre. Un letto con mensola per libri. Una commode, coperta di tovaglia; sulla commode uno specchio e vasi da fiori. Presso la finestra una scrivania.
SCENA PRIMA
Tatiana in veste bianca, siede allo specchio. LaBalia sta in piedi, presso a lei.
La balia
Via, non vo' più ciarlare. È tempo, Tania,
Dei tu destarti all'alba, per la messa.
Or dei dormir!
Tatiana
(s'alza e siede sul letto)
Dormir non posso. Non respiro.
Aprir conviene. Or siedi qui.
La balia
(apre la finestra e siede presso Tatiana)
Di', Tania, di' ...che hai?
Tatiana
M'annojo! Mi narra delle antiche età.
La balia
Che vuoi che dica! Fu già tempo
In cui la mente conservava
Ballate e storie in quantità
Di mali spirti e di festini.
Ed or s'è posto un velo
Che cela a me il passato.
La bella età
Lontana e già! Peccato!
Tatiana
Balia, ascolta: Tu mi narra
Della tua prima gioventù.
Innamorata fosti tu?
La balia
Che dici, Tania! non sapeva
Nè udito avea che fosse amor.
La mamma, ancora io n'ho terror,
Dagli occhi l'anima vedeva.
Tatiana
E come andasti sposa, balia?
La balia
E' volle il ciel così. Lo sposo
Più giovane di me era ancor.
Avevo tredici anni allor.
Gli anziani un giorno s'accordaro.
Io noi sapea: poi l'altro dì
Il genitor mi benedì.
Mi strussi in pianto acerbo, amaro.
In preda al duolo ed al terror
Fui tratta al tempio del Signor.
E mi trovai con gente strania...
Ma non m'ascolti tu: perchè?
Tatiana
Ah! balia, balia; soffro tanto.
O mia diletta, io sì mi struggo
Che pianger, singhiozzar vorrei!
La balia
Fanciulla mia, malata sei!
Signor, ci salva per pietà.
La fronte segnerò coll'acqua santa.
Ardente sei!...
Tatiana
Non è dolor.
M'ascolta, balia, soffre il cor!
Mi lascia or tu: mi strugge amor!...
La balia
Che dici?
Tatiana
Or tu mi lascia sola.
Ma pria, diletta, porgi un foglio,
Io scriverò. Dormir non voglio.
La balia
(eseguisce gli ordini di Tatiana; chiude la finestra, tira le tende, poi s'avvicina alla fanciulla e la bacia)
Addio. Ti benedica il cielo.
(esce)
Tatiana
(Tatiana resta a lungo pensierosa; poi s'alza agitatissima, la fisionomia esprimente una risoluzione.)
Sia poi quel che sarà; ma prima
Abbandonata alla speranza
Ignoto gaudio invocherò.
Delizia arcana in core avrò.
M'inebbria il tossico desiato,
Un grato sogno arride a me!
Rapita io, son, l'acuto stral
Del guardo suo dolce e fatal
Si fe' signore del mio core.
(Siede alla scrivania, scrive un po', poi si ferma.)
No, non è ciò! Orsù da capo.
(Straccia la lettera.)
Dio, non so più... Ah! quale ardor!...
Che dir? Me misera, non so!...
(Scrive, poi si ferma e rilegge lo scritto.)
Che far di più? Signor, vi scrivo,
Fia di parole d'uopo ancor?
Io so che d'altri sensi è privo,
Fuorchè di sprezzo, il vostro cor.
Ma pur mirate le mie pene,
L'acerbo duol che in cor mi sta!
Vi prenda almen di me pietà!
Celare il pianto mio sperai,
Nè rivelarlo a voi giammai!
Giurai i chiuder nel mio core
La confession d'un folle amore!
Ahimè! Signora più non son de' miei sospiri
Qual sia, si compia alfine il fato mio!
Ch'ei sappia il mio pensier. Suvvia, coraggio!...
Perchè moveste il passo voi
A questo nostro asil beato?
Io non sapea che fosse il duol,
Qui pura l'alma avea sognato
Il dolce nido desiato.
E forse un dì, signor, chi sa?
Avria trovato un core amante.
Del focolar le gioie sante lo conosciuto avrei allor!...
(Resta pensierosa; poi balzando in piedi)
Un altro!... No, su questa terra
Ad altri non darei il mio cor!
Ciò che il destino ha stabilito
Si dee compir. Son tua, signor!
Già nel pensier del sommo Iddio
Io fui creata sol per te!
Lo sento. Dio ti fece mio
In vita, per l'eternità.
Sognato aveva il tuo sembiante
Ignoto ancora, t'amo il cor,
E del tuo sguardo lo splendor
Perfin nel sonno avea dinante.
Ma no! Rapita in cielo io fui!
Venisti a me... ti spinse il fato,
O mio signore desiato,
E sussurrò il mio cor: È lui.
Non eri tu che mi parlavi
Quand' io chiedeva a Dio pietà?
Non eri tu che meco andavi
A dispensar la carità?
Ma non sai tu che nel mistero
Tu mi rapisti ogni pensiero,
Tu m'ispirasti la virtù?
Non sai che i palpiti d'amore
Svelasti al povero mio core
Ch'omai resister non sa più?
(S'avvicina alla tavola e scrive di nuovo.)
Sei forse l'angelo fedele?
Sei forse il tentator crudele?
Il triste dubbio solvi or tu.
(S'alza e cammina pensierosa.)
Chi sa? La speme sconsigliata,
Chimera vana, sogno fu...
Tutt'altra sorte m'è serbata!
Ebben, sia pur! Il mio destin
In tuo potere ornai confido.
Il pianto mio ti muova alfin,
A te, mio ben, tutta m' affido.
Mistero a tutti è il mio soffrir,
Il mio pensier da me s'invola.
Son qui straziata, sola, sola,
E sola alfin dovrò perir!
Deh! vieni a me.
Tu mi consola,
Di speme un raggio arreca a me.
Oppur distruggi il sogno, ahimè!
Attendo ornai la tua parola.
(S'avvicina con impeto alla tavola e sottoscrive la lettera.)
È fatto, Ciel, che scrissi mai?
Timor, vergogna m'ange il core!
Omai l'indugio saria van.
Confido sol io nel suo onore.
(Sigilla la lettera e la posa sulla tavola. Apre la finestra, tira la tenda; la luce irrompe nella stanza. Si ode un suon di cornamusa in lontananza.)
Già sorge il dì. Sereno è il ciel,
Suona il pastor la sua canzon...
Ed io!... io!...
SCENA SECONDA
Entra la Balia, aprendo la porta con precauzione.
La balia
(senza veder Tatiana)
Fanciulla, cara, è tempo omai...
Che vedo? Gia tu sei levata.
O dolce albòr degli occhi miei,
Non sai, per te quant'io temei!...
Sien grazie al ciel, non sei malata.
Svaniro i sogni ed i terror,
Il dolce viso sembra un fior.
Tatiana
(prendendo la lettera sulla tavola)
Ah! balia; d'un servizio ho d'uopo.
La balia
Fanciulla mia, puoi comandar.
Tatiana
Non creder... odimi.... il mio scopo...
Capisci?.. Via, non rifiutar!...
La balia
Che dici?... Il ciel m'è testimonio.
Tatiana
Il tuo garzon rechi in segreto
Codesto foglio... a quel signor...
Convien che sia lesto e discreto
E favellar di me non de'...
La balia
A chi, diletta, dimmi orsù?
L'età m'ha ottusa la ragione!
Gran copia qui v'ha di signor,
Che di contarli non ho cor!
A chi? Fa chiaro il tuo pensier.
Tatiana
Ahi! quanto tarda è la tua mente.
La balia
Fanciulla mia, son vecchia già,
Davver, ho debole il cervello,
Non era tale in altre età.
Un detto, un cenno sol bastava...
Tatiana
Ah! balia, balia! Cessa alfine,
Di vecchie storie parli invan.
Noi della lettera parliam!
Sì, della lettera ad Oneghin.
La balia
Ho inteso. Via, non t'adirar,
La mente mia non sa pensar,
Ma tu di nuovo impallidisci?
Tatiana
(dandole la lettera)
T'inganni balia, in verità!
Non rifiutarmi per pietà!
(La balia, presa la lettera, rimane indecisa. Tatiana le fa cenno di uscire. La balia si avvia e si ferma sulla porta, pensierosa; poi torna indietro. Finalmente fa intendere, con cenni, che ha capito ed esce.)
(Tatiana siede al tavolo e resta pensierosa, la fronte fra le palme.)
Cala la tela.
QUADRO III
La scena rappresenta un'altra parte del giardino della signora Larina. Folti cespugli di lilla e acacie. Banco. Aiuole incolte. Contadine raccolgono bacche fra i cespugli. Coro nel fondo.
Coro di contadine
Forosette amabili, giovani e desiabili
Intrecciar dovete or voi, danze, giuochi e canti, orsù.
Sia gioconda la canzon, e la danza lieta fia,
Il garzon attratto sia dalla ronda lieta ognor.
Se il garzon ci apparirà,
Ei non de' fuggir da noi,
Accorrete tutte voi
Di ciriegie al bel color.
Di lampon purpureo ancor
Lo colpite dritto al cor...
Sei curioso, bel garzon,
Noi cantiam, ma non per te,
Ed avrà dite ragion
La purpurea bacca in fè.
Tatiana
(entra correndo e cade seduta nel banco)
È qui, qui Eugenio.
Mio Dio! Che pensato avrà?
Che mi dirà? Ah! perchè mai
A tal s'indusse il triste cor!...
Mi spinse sconsigliato amor!
Or le mie pene a lui son note.
Ed ei... chi sa? forse crudele
In riso volge il mio dolor.
O mio fatale tentator
Ahimè! Signor... me sventurata,
O mio soffrir!... qualcun s'appressa.
Al certo egli è!... è lui!... è lui!...
(Entra Oneghin. Tatiana balza in piedi. Oneghin le si avvicina. Essa abbassa il capo.)
Oneghin
Voi mi scriveste.
(Tatiana vuol parlare, Oneghin la ferma col gesto.)
Negar non vale. Or noto è a me
Il senso arcan del vostro core:
È puro, santo, ingenuo amore.
Io la franchezza so apprezzar,
I vostri accenti ravvivar
Nell'alma un senso già scordato,
Ma pur lodarvi non poss'io.
E senz'ambagi, il pensier mio
A voi sarà qui rivelato.
Io mi confesso al vostro piè.
Il vostro cor giudice n'è...
Tatiana
O cielo! Quale offesa.
Oneghin
Se dell'imen la dolce cura
Empisse d'estasi il mio cor,
Se la ribelle mia natura
Piegasse ai palpiti d'amor,
Fede! compagna, per mia fè,
Sareste sola voi per me!
Ma non m'arride il gaio sole,
Non v'ha per me felicità,
Imene, amor, son vane fole
Che l'indoman fanno pietà.
A che cercar sì grave cura?
L'imen per noi sana sventura!
L'amor dell'oggi sana van,
Non v'amerei già più doman!
Or voi sapete le delizie
Che l'imeneo ci arrecherà
E forse per l'eternità.
L'età felice s'è involata,
Mutarsi l'alma, no, non può!
Ogni altra sorte m'è negata,
D'amor fraterno io v'amerò.
E chi sa mai ?... E forse ancor
D'un più possente e dolce amor!
Il mio parlar non dia livore,
Fanciulla vaga, al vostro core.
Amor discaccia un altro amor!i
(S'ode il coro di fanciulle-da lontano.)
Coro
Forosette amabili, etc...
(allontanandosi)
(Tatiana seguita a rimaner seduta, coprendosi il volto colle mani. Onqghin offre il braccio a Tatiana, che vi si appoggia macchinalmente.)
Oneghin
Il detto mia guida vi sia.
Un passo falso ancor potria,
Ahimè! piombarvi nel dolor !...
Cala la tela.
FINE DELL'ATTO PRIMO
ATTO SECONDO
QUADRO I
La scena rappresenta una vasta sala in casa della signora Larina. Lampadario e lucerne.
SCENA PRIMAInvitati in abiti da ballo, di antico taglio; fra loro ufficiali in uniformi del 1820 ballano il valzer. Vecchi signori siedono insieme e seguono con interesse le danze. Vecchie signore occupano le sedie disposte lungo le pareti. Fra gl'invitati si trovano Oneghin, Lenski, il Capítano. Lenski ora balla con Olga, ora si riposa a lei vicino. Oneghin non prende ancora parte alle danze. Si annoia, sbadiglia, ma siede presso Tatiana che rimane silenziosa e confusa.
Coro
Sublime idea, davvero inaspettata.
La musica è gioiosa e gaia inver.
Brillante e deliziosa è la serata
Ed il festin giocondo, sì, davver !...
Vecchi signori
Tali delizie di rado troviamo.
Il ballo splendido è per mia fè.
Solo cacciando ci dilettiamo
Al bosco al piano muovendo il piè.
Signore
Altro che danze! Per valli, per piani,
Poi boschi si corre, ai campi si và.
Poi stanchi ritornano, al sonno si danno,
E noi che facciamo? Dio solo lo sa!...
Fanciulle
Ah! Triton Petrowitch, voi siete un tesoro,
Noi grate vi siamo.
Il capitano
Ma che..., che tesoro,
Io grato ....
Fanciulle
Si cessi l'inutil parlar.
Il capitano
Disposto.... disposto...
Fanciulle
Si prenda a danzar.
(Oneghin comincia a ballare il valzer con Tatiana. Non vi sono altre coppie danzanti, di modo che Tatiana e Oneghin attirano l'attenzione generale.)
Signore
Mirate, mirate le dolci colombe!
Convien che si spieghi. Bel tipo davver!
Ahi, misera Tania!
Sua sposa sarà,
Tormento ne avrà!
È un vero orrore; egli è un villano
Che non s'appressa al baciamano.
È un frammasson, vizioso in fè...
Sol la bottiglia amica gli è.
(Oneghin frattanto ha ricondotto Tatiana al suo posto, e va ascoltando ciò che dicono le signore.)
Oneghin
Bell'opinione. Or basta
Di lor giudizi abbietti!
Son pieni di veleno.
A che venuto io son?
Davver, non so perchè.
Vendetta, o Lenski, avrò per tal servigio.
Farò ,ìl galante a Olga.
Va là, sarai contento, essa è qui !...
(s'avvicina ad Olga)
Vi prego.
Lenski
(accorrendo)
La danza
Voi concedeste a me.
Oneghin
Al certo sei in error...
Lenski
Olga.
O ciel, che avvenne? Io non comprendo,
Dio!... mi manca il cor!...
(Oneghin e Olga ballano. Dopo qualche giro, egli continua a far l'amabile con lei, Lenski cerca ancora di invitare Olga, ma Eugenio ricomincia subito la danza. Olga si presta con piacere alle cortesie di questi. Passando presso Lenski, Oneghin con intenzione parla con Olga, a bassa voce. Le danze sono vivacissime. Tutti ballano.)
Coro
Sublime idea... etc...
Lenski
(avvicinandosi ad Olga)
Perché mi fate triste e sconsolato?
Ah! Olga!... siete meco assai crudeli...
Che feci io mai?...
Olga
Ciò che dir vogliate
Comprender io non so!
Lenski
Danzaste con Oneghin voi soltanto.
Io v'invitai. Ma che... mi rifiutaste.
Olga
Davver, davver mi meraviglio,
Non so di che parlar vuoi tu.
Lenski
Che?... Non intendi ancor,
E non si spezza il core
Al sol veder lo sguardo tuo gentil
Negli occhi suoi fissato? O mio dolor!
Sommesso ti parlava e ti stringeva, a sè!
Olga
Non ti comprendo. Invan tu sei geloso.
M'è grato il suo parlar; è assai gentil.
Lenski
Ah! gentil!... Ah! Olga tu non m'ami!
Olga
Che stravagante.
Lenski
Meco danzar vuoi il cotillon?
Oneghin
(ad Olga)
Mi deste la parola!
Olga
Sì, certo. Io vo' punir il mal pensiero.
Lenski
Olga, per pietà...
Olga
No!... no, davver!
Le damigelle in folla
Qui vengon con Triquet.
Oneghin
Chi è mai quello strano signor?
Olga
Egli è un francese istitutor.
(In fondo alla scena compare Triquet circondato dalle fanciulle.)
SCENA SECONDA
Coro dl fanciulle
Monsieur Triquet, monsieur Triquet,
Chantez de grâce un couplet.
Triquet
Un madrigal ho pronto già.
Ma dov'è mai Mademoiselle?
Monsieur Triquet non lo dirà,
Car le couplet est fait pour elle.
Coro
Essa è qui.
(fanno avanzare Tatiana)
Triquet
Essa è qui? ah! ah!
Mademoiselles, je vous en prie.
Mesdames, voi state ad ascoltar,
Monsieur Triquet va a cominciar.
(Rivolgendosi a Tatiana, che resta confusa innanzi a lui. Tutti i convitati fanno circolo.)
Triquet
In questo bel felice dì
Festeggiar vogliamo qui
La fanciulla piena di beltà.
Spira delizia, gioia, amor
Il vostro viso incantator.
Vi sorrida la felicità,
Il ciel propizio a voi sarà.
Leggi saran vostri desir,
Lungi le lacrime, i sospir.
La gioia sol v'arriderà.
Bella Tatiana, al vostro piè
Noi qui siam tutti, per mia fè
V'auguriamo la felicità.
Il ciel sorrida a voi Tatianà.
Coro
Bravo, bravo, Monsieur Triquet,
Assai grazioso è il madrigal.
(Tatiana, confusa, s'inchina, tutti ridono ed applaudiscono. Triquet, con grazia offre a Tatiana un rotolo di carta legato con un nastro. La musica suona il motivo della mazurka.)
Il capitano
Mesdames, Messieurs! Vi prego, ai vostri posti.
Tosto incomincia il cotillon. Al posto, orsù.
(Il Capitano dà la mano a Tatiana e prendono posto. Altre coppie si siedono. Di fronte al Capitano, sono seduti Oneghin e Olga. Lenski sta in piedi dietro di loro. Ha cupo l'aspetto. Mazurka).
Oneghin
(a Lenski)
Perchè non danzi, Lenski?
Una statua mi sembri davver.
Di', che hai?
Lenski
Io? Nulla in fè.
L'amico ammiro in te,
Il mio fedele amico.
Oneghin
Vedi un po'! Curioso assai
Mi sembra il tuo giudizio.
Che mai ti turba il cor?
Lenski
Turbarmi? Che!... Davvero, esperto non sapeva che fossi tu a turbar col dolce favellar, l'ingenuo core di credula fanciulla, e col sorriso. Certo che per te, sola Tatiana, eh via! saria poco davver. Fedele amico, Olga pur vuoi tu. Tu vuoi spezzarle il cor. Del suo dolore poi vuoi farti onor!... Sei davvero onesto.
Oneghin
Che? Di mente uscito sei?
Lenski
(animandosi sempre più)
Prosegui. Da te mi vien l'offesa
E tu stesso dici a me che folle io son!
Coro
(avvicinandosi)
Oh! qual sorpresa inaspettata,
S'accese ardente la querela
E la faccenda si fa seria.
Lenski
Oneghin, più amico non vi son,
Tutto ho scordato l'antico nostro affetto,
Io sol disprezzo ho in cor!
Oneghin
(freddamente)
Ingiusto, Lenski, sei davver. M'odi tu? È tempo omai di cessar la stupida contesa. Io non turbai della fanciulla il cor. Da tal pensier rifugge la mia mente ed il mio onor!
Lenski
Allor perché stringesti a lei la man?
Ella sorrise ed arrossì.
Che le dicesti mai?...
Oneghin
(cercando di tirarlo a parte)
M' ascolta... Basta. Ci ascoltan tutti.
Lenski
(fuori di sè)
Che importa a me? Voi m'offendeste,
Ne renderete a me ragion!
Coro
Che avvenne? Raccontate, raccontate.
Lenski
Nulla. Io chiedo che Oneghin qui presente
Mi dia ragion di sua condotta. Ei nega,
Ei risponder non vuol, ei teme... parmi.
Ebben, lo sfido io qui! Decidan l'armi!
Larina
(che si è appena avvicinata)
O cielo! Qui, signori!... vi calmate!
Lenski
Qui, signora, d'un sogno dorato
Si beava il mio giovine cor.
Qui, signora, mi fu rivelato
Il sublime segreto d'amor!
Ma la dolce chimera è spezzata,
Della vita m'apparve l'orror,
L'amistade è menzogna spietata,
E menzogna spietata èl'amor!
La fanciulla dal puro sembiante,
Cui nel guardo rifulge il candor,
Per inganno v'inebbria un istante,
V'abbandona poi triste al dolor.
Ah! no! no! colpevol tu non sei, angiol mio
Sei pura, mio bene, ei solo fu vile,
Ei solo fu vile, punirlo si deve.
Larina
Davvero i lor furori insani
Preparan triste l'indomani.
Ah! spensierata gioventù,
Ignota a loro è la virtù.
Un detto sol, l'ira s'accende,
Nemici acerrimi li rende.
Olga
Ai lor furori io li abbandono,
Io no, colpevole non sono.
Ah! spensierata gioventù,
Ignota a loro è la virtù.
Un detto sol, l'ira s'accende,
Nemici acerrimi li rende.
Tatiana
Colpita io sono! Sventurata!
Confuso resta il mio pensiero,
Sol m'arde in seno e gelosia e dolor!
Cruda doglia nell'alma mi sta.
Tremenda, mi dilania il core.
Ah! perduta io son!
Sì, mel dice il cori
Pur del dolore io gli son grata,
Non oso pianger, disgraziata!
Per me non v'ha felicità.
Oneghin
A rimirar si gran dolor
Ho di rimorso pieno il cor!
Quella passione dolce, santa, lo profanai.
Quel corsi schianta!
Di vero affetto Lenski amai
Eppur, perverso, io lo turbai.
Io non dovea piagar quel cor!
L'obbrobrio pur restar non deve inulto,
Risponder si conviene a tanto insulto.
Coro
Possibil mai che un dì si bello
Finir si debba in un duello!?
Ah! spensierata gioventù,
Ignota a loro è la virtù.
Un detto sol, l'ira s'accende,
Nemici acerrimi li rende.
Oneghin
(a Lenski)
Ai cenni vostri io son!
Or basta. Udito io v'ho.
Follia, signor! Preziosa
Per voi ha la lezione.
Lenski
Sta ben. Domani
Vedrem noi chi n'ha d'uopo.
Son folle! Ebben, sia pur!
Ma voi.., voi siete un vile seduttor!
Oneghin
Tacete !... o qui v'uccido.
(Oneghin si getta su Lenski Vengono separati. Larina, Olga e una parte degli invitati, trattengono Lenski. Oneghin gli volge le spalle.)
Coro
Ciò non sarà. L'impediremo,
Lo scontro no, non avverrà,
Noi presso a lor tutti saremo,
Ah! qual crudel fatalità!
Olga
Wladimir, deh! ti calma per pietà.
Lenski
Ah! Olga addio, per sempre... addio.
(Lenski ai libera da quelli che lo trattengono. Oneghin esce frettolosamente. Olga sviene. Le dame accorrono intorno a lei.)
Coro
Ah! Sventura.
Cala la tela.
QUADRO II
La scena rappresenta un mulino sulla riva d'un fiumicello. Comincia a far giorno.
SCENA PRIMA
All'alzarsi del sipario Lenski e Zaretzki sono già in iscena. Lenski siede pensieroso sotto un albero. Zaretzki passeggia con impazienza.
Zaretzki
A quel che sembra l'avversario
Ritarda.
Lenski
Tosto ei qui sarà.
Zaretzki
Ma, per mia fede, pur mi sembra strano
Ch'ei non sia qui. L'aurora spunta già,
Credea che ad aspettarci ei fosse qua.
(Zaretzki va verso il mulino ed entra in conversazione col mugnaio che ha veduto in fondo alla scena.)
Lenski
(venendo alla ribalta)
Lontan, lontan da me ne andaste,
Lontan da me, miei dolci dì!...
Qual sorte arrechi il nuovo sole
Ahimè! discerner non m'è dato.
L'asconde il dubbio ed il mister,
L'arcano disvelar non val.
L'acuto dardo - fia mortale,
Ovver lontan da me ne andrà...
Non cale! gaudio oppur dolor
Ha fisso l'ora sua fatale.
A che scrutar tanto mister
E delle tenebre l'imper!
Rosato sorge albor novello,
Radioso splende il divo sol.
Doman, già forse nell'avello
Avrò scordato e pene e duol.
E la memoria del poeta
Trarrà di Lete l'onda queta,
L'amaro oblio su me cadrà...
Fanciulla cara, di', tu non verrai
A lacrimar sulla precoce tomba,
Pensando : Ah! quanto ei pur m'amò,
All'amor mio ei consacrò
La triste sua vita affannosa.
Diletta mia, mio dolce amor,
Deh! vieni, ah! vien qui sul mio cor!
Zaretzki
(avvicinandosi a Lenski)
Ei giunge alfine, Alcun con sè conduce.
Chi mai sarà?
(Entrano Oneghin e il suo domestico Guillot, che reca le pistole.)
Oneghin
Ai cenni vostri io son,
L'indugio perdonate.
Zaretzki
Vi prego. Il testimon dov'è?
Esser pedanti qui si de'.
Gli scontri no, non sono un gioco.
L'antiche leggi rispettar
Conviene qua. Non c'è che far,
Gli scontri, no, non sono un gioco.
Il mio dovere io compirò.
Oneghin
Il vostro merto apprezzar so.
Il mio padrino è qui:
L'amico mio Guillot
Al suo mandato appien risponde:
Suppongo, accetto vi sarà.
A voi, signori, è ignoto ancor,
Ma, già s'intende, è un uom d'onor.
(Zaretzki rende in silenzio il saluto a Guillot.)
Oneghin
(a Lenski)
Signore, ebben?
Lenski
Andiam: Son pronto.
(Zaretzki s'allontana con Guillot per fissare le ultime condizioni del duello.)
Lenski e Oneghin
(insieme)
Sia pur! Distrutta hai la mia fede,
Impera l'odio nel mio cor,
Il dolce alletto più non riede
Che pur ci univa ieri ancor!
Tutto è finito. Un solo istante
Nemico odiato t'ho dinante,
E della morte, altro mister
Sogghigna l'avido sembiante.
Ridiain dell'odio e del dolor
Finchè ne siamo in tempo ancor!
Scordiam l'offesa d'un istante...
No... mai !...
(Zarelzki e Guillot hanno caricato le armi e misurata la distanza. Zaretzki mette al posto gli avversarii e consegna loro le pistole.)
Zaretzki
Signori, andate...
(Guillot, impaurito, si nasconde dietro un albero. Zaretzki dà i tre colpi regolamentari. Gli avversari fanno quattro passi avanti, nel medesimo tempo Lenski comincia a prender la mira. Oneghin tira. Lenski tentenna e cade. Zaretzki si avvicina a lui, e l'osserva attentamente. Oneghin pure, si precipita verso il caduto.)
Oneghin
Morì?
Zaretzki
Morì!...
(Oneghin, disperato, si copre il volto colle mani.)
Cala la tela.
FINE DELL'ATTO SECONDO
ATTO TERZO
QUADRO I
La scena rappresenta una sala laterale di ricca casa signorile in Pietroburgo.
SCENA PRIMA
All'alzarsi del sipario, invitati d'ambo i sessi traversano la scena ballando la polacca. Al finir delle danze alcuni si siedono, altri formano gruppi e conversano.
Oneghin
(entrato durante il ballo, rimane a destra immobile presso la parete)
Qui pur m'annoio. Lo splendor dei balli
E delle feste, dissipar non puote
Le pene del mio cor.
Dal dì che il fato mio crudele
Su me la man trista posò
Più quiete il core non trovò.
Per me, l'amico mio fedele
La vita, misero! perdo...
Profondo tedio sorse in me.
In preda al duol n'andai pel mondo;
Fur meco, soli, i miei sospir.
Del tedio atroce il grave pondo
Non mi fu dato di fuggir.
Abbandonai quei luoghi cari
Che il sovvenir mi rese amari;
Lo spettro suo vendicator
Mi persegue ne' sogni ognor!
Ramingo andai per l'universo,
I tristi dì volea scordar.
Ahimè! Che mai potria sanar
Il crudo mio soffrir perverso!
Son qui venuto, eppur qui ancor
Il tedio sol mi sta nel cor!...
(Oneghin va verso il fondo della scena ed osserva i nuovi invitati che giungono.)
SCENA SECONDA
Entrano il Principe Gremin eon Tatiana; essa è vestita con ricchezza e semplicità.
Coro
La Principessa. Mirate.
(Tatiana siede a sinistra sul divano. Invitati d'ambo i sessi le si avvicinano continuamente per farle omaggio.)
Coro
Qual è? qual è? È lei, mirate,
È lei che presso al desco sta.
Regina invero è di beltà.
Oneghin
(sorpreso, tiene gli occhi fissi su Tatiana)
O ciel! Tatiana parmi... no...
In questi luoghi, esser non può!
M'inganno affè !... Dio, qual beltà,
Quanta grandezza, qual disprezzo.
È in lei sovrana maestà.
(S'avvicina al Principe Gremin e lo saluta.)
Tatiana
(al coro, accennando Oneghin)
Chi è quei che favella
Col nobil mio sposo?
Coro
(uomini)
Un ipocondrico signor,
Un cortigiano senza fè.
In lidi estrani andava. Or qui
Ritorno fe' fra noi. Oneghin.
Tatiana
(trasalisce)
Oneghin?
Coro
(c. s.)
Egli è noto a voi?
Tatiana
Oh, si! Ei fu nostro vicin!
(a parte)
Signore, mi soccorri tu;
Il mio penar celar conviene.
Oneghin
(a Gremin)
Or dimmi tu. Chi sia tu sai
La dama là, che ha rosso il tocco,
Là, coll'ibero ambasciator ?...
Gremin
Ah! ah! Gran tempo fosti assente.
T'appressa: io ti presenterò.
Oneghin
Ma di'... chi è?
Gremin
Mia sposa.
Oneghin
M'è grato affè. Io noi sapea.
Da quando?
Gremin
Son due anni già.
Oneghin
Il nome?...
Gremin
Larina.
Oneghin
Tatiana?
Gremin
È nota a te?
Oneghin
Fui lor vicin.
Gremin
Ad ogni etade amor s'apprende,
E i generosi sensi accende
Nell'innocente e giovin cor,
A cui la vita ignota è ancor.
Nel vecchio core dei guerrier
Dal bianco crin, s'accende, alter.
Oneghin, la menzogna è vana,
Amor possente ho per Tatiana!
La desolata vita, ahimè!
Correva, ed ella apparve a me
Quale vision che viva splende
E il vecchio cor gioioso rende,
Er' io già lasso, solo inganni
Aveva in cor la gioventù!
Fanciulle ancor, nel fior degli anni
Aveano in odio la virtù.
Fra le volubili donzelle
Superbe solo d'esser belle,
Che pregan Dio senza pietà
Nè san che sia la carità:
Fra le crudeli e vane fole
Di cui si pasce il mondo ognor,
Che il più tremendo e rio dolor
Lenir può solo con parole,
Quell'astro splende incantator
Nell'aer puro, senza velo,
Colei che m'ha conquiso il cor
Angiol, divino, brilla in cielo.
(ad Oneghin)
Amico, andiam. Io ti presenterò.
Mia cara: Io ti presento Oneghin,
Parente e caro amico egli è.
L'accogli tu.
(Oneghin s'inchina profondamente. Tatiana risponde con semplicità, senza scomporsi.)
Tatiana
Ben fortunata. Io vi conobbi già, mi par.
Oneghin
Gran tempo... sì... passò...
Tatiana
Ed ora?
Or dai poder veniste qui?
Oneghin
Oh, no! Da poco io qui tornai.
Stranieri lidi ho visitato...
Tatiana
Da lungo?
Oneghin
Sol oggi.
Tatiana
(a Gremin)
Andiam. Mi sento lassa.
(Esce al braccio di Gremin, rispondendo ai saluti ossequiosi degli invitati. Oneghin la segue collo sguardo.)
Oneghin
È dessa, o Dio, quella Tatiana
Che nel silenzio e nel mister
Un di mi schiuse lusinghier
Ingenua, il dolce suo pensiero;
Ed io, spietato, fui severo!
È dessa, sì, ch'io disprezzai,
Di cui la sorte irrisi, insano.
È dessa! E fia possibil mai?
Cotanta grazia, tanto ardir?
Vaneggio inver; è sogno, ahimè!
Rimpianto, dubbio sento in me.
Qual nuovo senso arcan m'assale,
Qual fiamma s'agita nel cor?
Saria disprezzo?.. o forse... amor?...
Non v'ha più dubbio, ahimè!
Io l'amo d'insensato ardente amore.
Perduto io son. Ebbene che importa,
La dolce speme è alfin risorta,
M'inebbria il tossico fatale,
Un grato sogno arride a me.
Rapito io son. L'acuto strale
Del guardo suo dolce e fatal
Si fe' signore del mio core!
(s'allontana precipitosamente)
Cala la tela.
QUADRO II
La scena rappresenta una stanza da ricevere in casa Gremin.
SCENA PRIMA
Tatiana entra in iscena. Veste un elegante abito da mattina. Ha in mano una lettera.
Tatiana
Ah! povero mio cor!
Ancora Oneghin, apparve a me d'innante,
Quel seduttor crudele
Col guardo suo fatal;
Ei ridestava ancor
Nell'alma misera
Il crudo mio dolor!...
Dei di trascorsi più non ho memoria,
Fanciulla innanzi a lui mi sento ancora.
(piange)
(Oneghin compare sulla soglia; rimane qualche tempo immobile a contemplare Tatiana piangente. Poi s'avanza con vivacità e le si inginocchia ai piedi. Tatiana lo guarda senza sorpresa e senza rancore, poi gli fa cenno d'alzarsi.)
Tatiana
Vi prego. Basta. Palesar
Vi debbo tutto il mio pensiero.
Non vi sovvien del triste dì,
Là nell'annoso, antico parco,
Cosparso d'olezzanti fior,
I vostri accenti udii
Prostrata nel dolor?!...
Oneghin
Pietade si di me vi prenda,
Io m'ingannai... punito io sono. Tatiana
Oneghin! Ero allor fanciulla,
Avea la mente ingenua alior!
Ed io v'amai !... Ma in preda al nulla
Gettaste il povero mio cor.
Che deste a me? Severi accenti!
D'un puro cor, pene e tormenti
Conoscevate voi, signor !...
Ed ora? Oh Dio! io tremo ancor
Al sovvenir di tanto strazio
E di si rio dolor!
Io non v'accuso, no!...
In quel fatal momento
In voi parlò l'onor!
Non v'ingannaste, no, signor!
Il so! Nel queto mio ritiro,
Lungi dal mondo incantator, lo vi dispiacqui allor!
Ma voi, perché mi tormentate ancor?
Perché lo sguardo a me volgeste?
Fra gli splendor di vaghe feste
Palese a voi si fe' l'amor?
Oppur vi tenta l'alto onor
Che m'ha la sorte riservato?
O del mio sposo le virtù?
O vi sorride l'onta mia
Che a tutti qui sana svelata?
Il pianto, più crudel sarà,
Più vanto e gloria a voi darà?
Oneghin
Possibil mai che tanto affetto
Menzogna vil vi sembrerà?
Il mio soffrir solo dispetto
Il vostro cor giudicherà?
Voi non sapete quanto amore,
Qual face ardente in cor mi sta.
Del mio straziante e rio dolore
Vi prenderebbe alfin pietà.
Io qui prostrato al vostro piede
Mi sento l'anima straziar,
Vorrei ridarvi alfa la fede,
Al vostro piè vorrei pregar.
Tatiana
(piange)
Io piango...
Oneghin
Questo pianto Più prezioso è d'un tesoro.
Tatiana
Ah! fu sì presso a noi la gioia.
Oneghin
Ah! fu si presso a noi la gioia.
Tatiana
Decisa è la mia sorte omai
Senza ritorno.
Io sposa sono. Per pietà,
Sì, per pietà! deh! mi lasciate.
Oneghin
Lasciarvi? Mai! Sana follia.
No, scordar, no, non poss'io
Il vostro volto incantatore;
Io no! domar non posso, o Dio,
L'ardente brama del mio core!
Darei la vita per destar
In voi l'amor che m'arde, insano!
Vorrei distruggermi, pregar,
Morir dicendo: T'amo, t'amo!...
E questo il sogno mio divin,
So! questo io bramo...
(Oneghin s'inginocchia, afferra la mano di Tatiana e la bacia.)
Tatiana
Oneghin, parli in voi l'onor.
Non mi spezzate invano il cor!..
(Ritira la mano e recede alquanto impaurita.)
Oneghin
Lasciarvi, ahimè, non posso.
Tatiana
Deli! mi lasciate!
Oneghin
Per pietà!
Tatiana
A che celarlo? Mentir non vale,
Io... t'amo, ancor!...
Oneghin
Tu m'ami ancor?!...
È sogno, oppur delirio è questo?
Qual ti sognai t'ho ritrovata,
Divina immagine adorata.
(Tatiana recede ancora commossa e siede.)
Tatiana
No! Ciò che fu, non torna più!
A un altro omai giurai mia fede.
Al giuro mio non mancherò,
Fedel per sempre a lui sarò!
Oneghin
(inginocchiandosi)
Deh! non fuggir. Tu m'ami, il sento.
Pietà, pietà del mio dolor.
Tu m'ami. Il dolce e caro accento
Destò la vita nel mio cor.
Già nel pensier del sommo Iddio
Creata fosti so! per me.
Lo sento: Dio ti fece mia
In vita e per l'eternità.
Or mia tu sei. Da me lontano
Fuggir, diletta, cerchi invano.
Per me, mio ben, scordar tu dei
La data fè! Or mia tu sei!...
Tatiana
Oneghin, io giurai mia fede,
Il fato mio si compirà.
Colui che il nome e il cor mi diede
A lui fedele ognor m'avrà!
Oneghin
Pietà di me!...
Tatiana
Ah! mi lasciate.
Tatiana vuoi uscire. Oneghin le si avvicina per trattenerla. Essa io ferma col gesto.
Tatiana
Per sempre addio!
(esce)
Oneghin
Vergogna, orror! Ti spezza or tu, mio cor!
(Esce precipitosamente.)
FINE